Assistente vocale: come funziona? Guida in 3 step

Google Home e Smartphone

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Voiced by Amazon Polly

Se stai leggendo questo articolo sei probabilmente un appassionato della tecnologia che vuole approfondire uno degli ambiti più affascinanti dello scenario odierno: l’assistente vocale!

Oppure sei qui semplicemente per capire come funziona quel piccolo cervello elettronico dentro la scatolina di Alexa e simili.

Che si tratti del primo o del secondo motivo, i punti che seguono ti faranno da guida per capire questa tecnologia e scoprire qualcosa in più!

Non aspettarti di diventare un esperto del settore. E nemmeno di poter vantare di essere un “Digital Analyst for Voice Assistants”. Alla fine di questo articolo però avrai capito almeno come sia possibile che la vocina di Google Assistant capisca cosa tu stia cercando. O perché magari Siri non capisca che sei alla ricerca di un “cinema nelle vicinanze” invece di una “cena a Vicenza”.

Procediamo con ordine e rispondiamo uno ad uno ai tre quesiti chiave:

1) Cos’è un assistente vocale?

Google Home assistente vocale

Nonostante sia in grado di esaudire molti dei nostri desideri, quello che è certo è che non si tratta della versione moderna di un genio della lampada.

E allora?

Quando parliamo di assistente vocale parliamo in sostanza di un software che si basa sull’intelligenza artificiale in grado di analizzare testo e/o voce in modo da individuare domande e comandi che innescano ricerche o azioni. Una volta compreso qual è l’intento dell’utente, tramite il machine learning, esso si connette a fonti esterne di dati come i motori di ricerca per trovare le informazioni/risposte più rilevanti.

Nota per il lettore:

Cosa intendiamo per Intelligenza Artificiale? Quell’insieme di sistemi hardware e software che sono in grado di fornire ad un elaboratore elettronico capacità che tendenzialmente attribuiamo all’intelligenza umana.

Cosa è il Machine Learning? È l’insieme degli studi su algoritmi e modelli statistici in grado di permettere a sistemi computerizzati di svolgere un’attività specifica senza essere stati esplicitamente programmati per la stessa.

Dunque, l’assistente vocale ci “ascolta” e resta in attesa di nostri comandi e ci restituisce una risposta o azione, pronto ad interagire ulteriormente con noi interpretando le nostre necessità.

2) Qual è la struttura logica dietro l’assistente vocale Amazon Alexa?

Alexa Echo Dot assistente vocale

Tutto quello che abbiamo visto finora accomuna tutti gli strumenti di questo tipo. Ma scendiamo nel dettaglio e andiamo a comprendere cosa permette ad Alexa di essere la nostra più fedele compagna di ricerche!

Alexa

L’assistente vocale di Amazon è disponibile gratuitamente tramite app e si trova soprattutto nei sempre più venduti Echo Dot e in altri prodotti della famiglia.

Ovviamente il software che è dietro Alexa è di proprietà del signor Bezos e tutto quello che avviene dentro la black box è ignoto al grande pubblico. Quello che sappiamo si basa su due punti chiave:

  • intenzione di ricerca

Alexa interpreta le azioni richieste o le domande effettuate incrociandole con i dati a disposizione in modo da essere il più fedele possibile all’intenzione che vi è dietro la richiesta.

Se ricerchi un determinato supermercato Alexa comprende che il risultato più pertinente è quello di fornirti orari di apertura e distanza in base alla tua posizione geografica invece che informazioni generiche sulla catena.

Per far ciò fa uso dei cookie accumulati nel browser, dei dati del gps, dell’indrizzo ip, della cronologia di navigazione, delle ricerche immediatamente precedenti, dei tuoi interessi, dei tuoi dati personali e di acquisto e così via

  • motore di ricerca

Come anticipato prima, Alexa necessita di attingere ad un bacino di dati per poter fornire delle risposte. Questo bacino è il web e per tale motivo necessita di un collegamento ad Internet. Alexa per svolgere le proprie ricerche e restituire le informazioni richieste all’utente naviga facendo uso di tre motori di ricerca: Bing, Yext e Yelp.

Dunque, è come se l’assistente vocale componesse per noi la query di ricerca sul browser e ci leggesse i risultati ottenuti, selezionando i più rilevanti in base alla nostra intenzione di ricerca.

Cortana

Per te che sei sopravvissuto alla descrizione tecnica ecco una piccola curiosità! Quello che Alexa svolge tramite ricerca vocale è esattamente ciò che fa Cortana!

Come è possibile?

Esiste un accordo fra Microsoft e Amazon per il quale Cortana gestisce l’“ambiente” Microsoft per i propri utenti ma quando riceve input di ricerca vocale si appoggia all’intelligenza artificiale che anima Alexa, sfruttando i motori di ricerca Bing e Yelp!

Se utilizzi Cortana per ricerche vocali dal tuo smartphone o pc Windows sappi che in sostanza stai ascoltando le risposte di Alexa ma con una voce differente!

3) Cosa hanno in comune i cugini Google Assistant e Siri?

Assistente vocale

Ok! Adesso sappiamo cosa c’è dietro l’assistente vocale che è più sulla cresta dell’onda soprattutto in Italia (probabilmente per i suoi prezzi competitivi?).

Ma vediamo cosa si può dire su i suoi cugini altrettanto famosi: Google Assistant e Siri.

Google Assistant

L’Assistente Google è uno dei punti fermi quando si parla di questo tema, vuoi perché appartiene al colosso Alphabet Inc., vuoi perché è associato al motore di ricerca Google che è un leader mondiale nelle ricerche online.

Il funzionamento è analogo a quello che abbiamo richiamato prima. La differenza è che le fonti cui attinge sono proprietà di Google come le directory di Google MyBusiness, Google Maps oltre che ovviamente i siti web raggiungibili tramite il famoso motore di ricerca.

Siri

E per quanto riguarda Siri? L’assistente vocale dell’azienda di Cupertino è stato uno dei primi sul mercato e probabilmente quello che ha fatto parlare più di sé nel tempo, a partire dalla data di lancio nell’aprile del 2011, anni prima rispetto agli attuali competitor.

Siri, su iPhone e Mac, performa i propri risultati facendo affidamento sui motori di ricerca Bing, Yelp ed Apple Maps. È inoltre l’assistente vocale che comprende il maggior numero di parole (capacità legata principalmente alla presenza di meccanismi di riduzione del rumore sui dispositivi su cui è montata).

Il primato sulla capacità di interpretazione dei costrutti e delle frasi va però a Google Assistant che ha sviluppato ormai una capacità prossima a quella umana, pari al riconoscimento del 95% dei termini.

Qualche dato numerico

Tablet con grafici

Adesso che abbiamo iniziato a dare qualche numero in più, vediamo quali altri dati possono aiutarci a comprendere il fenomeno.

Innanzitutto, partiamo dal consolidare il connubio fra assistente e ricerca online. Da una ricerca congiunta fra Microsoft e Bing, sul mercato americano (che fa un po’ da trend setter nell’high-tech), il 72% delle ricerche vocali avviene facendo affidamento sull’Alexa o la Siri di turno.

Fetta rilevante di questo mercato non deriva da pc, smartphone o tablet ma dagli home speaker, attraverso cui transita il 35% delle ricerche vocali.

Si tratta di un trend in crescita dato che il 45% degli intervistati possiede uno smart speaker e che il 26% ha intenzione di acquistarlo (il 76% dei quali entro i prossimi 6 mesi). Ci si può attendere un’esplosione ulteriore del fenomeno smart home grazie al moltiplicarsi delle alternative e alla competitività dei prezzi.

Per rendersi conto dell’uso dei diversi strumenti disponibili si possono analizzare le statistiche di utilizzo che collocano Google Assistant e Siri l’una accanto all’altra al primo posto con il 36% del campione di utenti, Alexa al secondo posto con il 25% e Cortana al terzo con il 19%. Vi è ovviamente una varietà di alternative “minori” che soddisfa l’1% del campione.

Scenari futuri per il tuo assistente vocale

Essere ottimisti può sembrare scontato ma a volte le curve di adozione di determinate tecnologie sono molto ripide o possono chiedere più tempo. In sostanza non è detto che gli assistenti vocali rivoluzioneranno le nostre vite, le nostre abitudini d’acquisto o i nostri ambienti casalinghi nel breve termine. Si tratta però di soluzioni che esistono e sono apprezzate e coloro che per primi riusciranno a sfruttarle avranno sicuramente un vantaggio competitivo, sia come consumatori che come brand.

Come spesso accade però a volte lo scetticismo e le titubanze relativamente alla propria privacy (vedi il caso Cambridge Analytica) possono rappresentare un ostacolo o un rallentamento a tali processi. Il 52% dei consumatori infatti si ritiene in ogni caso preoccupato relativamente alla sicurezza delle informazioni e dei dati che vengono processati dal proprio assistente vocale.

Tutti siamo vittima di remarketing. Tendenzialmente a nessuno fa piacere vedersi comparire costantemente quel paio di scarpe che si è cercato due settimane fa su tutti i siti web che si vanno a visitare. Questa è solo una delle tante attività “indesiderate” cui possiamo assistere fornendo i nostri dati.

L’utilizzo degli assistenti vocali potrebbe accentuare ulteriormente questa percezione negativa.

Notizia di pochi giorni fa è che Facebook stia per lanciare una campagna particolare. Una serie di test che prevede delle ricompense per quegli utenti disposti a inviare delle registrazioni vocali all’azienda. Essa avrebbe così modo di allenare i propri algoritmi. Stiamo per assistere alla nascita dell’assistente vocale Facebook? Se così fosse la reticenza degli utenti sarà più forte della spinta all’innovazione? Staremo a vedere!

Quale assistente vocale utilizzi? Come pensi possa cambiare le opportunità di business? Faccelo sapere qui sotto o interagisci con noi tramite social!

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