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Il 9 marzo 1959, esattamente 64 anni fa, viene messa in commercio la prima Barbie, la bambola che ha rivoluzionato il mercato dei giocattoli grazie alla sua unicità.

Le origini: la prima Barbie
La celebre bambola nasce in una cittadina del Wisconsin da un’intuizione di Ruth Handler, grazie al prezioso contributo della figlia.

La piccola, Barbara, era solita giocare con immagini di attrici ritagliate da riviste, preferendole a ciò che c’era in commercio al tempo.
In quel periodo, infatti, i bambini e le bambine erano circondati solo da bambolotti da accudire, e con cui giocare a fare “le madri”. Mancavano nel mercato riferimenti al sesso femminile.
Ruth, osservando la figlia e rendendosi conto delle sue esigenze, decide di spingersi oltre: così ha l’idea di creare qualcosa di nuovo, di diverso.
Una bambola versatile, che potesse ricoprire il ruolo da adulta. Attraverso la quale le bambine avrebbero potuto giocare a fare “le grandi”, immaginandosi adulte.
Poi, durante un viaggio in Svizzera, Ruth si imbatte in una bambola tedesca che aveva riscosso in Europa grande successo: Bild Lilli. Si trattava di una bambola ispirata ai fumetti dell’epoca e molto diversa dagli standard: era in plastica, per la prima volta, e non in porcellana.

Ed era proprio ciò che la donna immaginava di realizzare per il mercato statunitense.
Così la compra, la porta con sé di ritorno a casa, e sviluppa sulla base di quel modello una nuova bambola. Nel frattempo, Ruth coinvolge il marito Elliot, co-fondatore della storica casa di giocattoli Mattel assieme a lei, il quale inizia a credere in quella idea.
Ecco che il 9 marzo 1959 nasce Barbie, chiamata così in onore della figlia Barbara.

Un successo inarrestabile
La bambola debutta sul mercato americano in occasione della fiera del giocattolo di New York, con un costume da bagno a righe, pelle chiara e capelli neri raccolti in una coda. Ad accompagnare un make up forte e sopracciglia inarcate.
Non mancavano gli accessori, elemento distintivo sin dagli esordi: sandali con il tacco, e orecchini dorati.

L’accoglienza non è subito delle migliori: alcuni venditori inizialmente si rifiutano di vendere una bambola con sembianze adulte, non avendo mai visto qualcosa di simile.
Eppure, nonostante questo, nel primo anno di produzione la Mattel riesce a vendere ben 350.000 copie: un successo davvero senza eguali, a conferma dell’incredibile vittoria di Ruth e della sua intuizione.
Nello stesso anno la bambola viene poi proposta anche nella sua versione bionda, e viene preferita dalle bambine alla sua variante mora. Per questo motivo Barbie verrà realizzata per un lungo periodo solo con i capelli chiari.

Barbie come simbolo di una battaglia sociale
Dietro Barbie non c’era solo la volontà di creare una bambola. Ma anche di dare vita a un simbolo, un pilastro per la società femminile dell’epoca. Donando voce a chi ne aveva ancora troppa poca.
In un’intervista al New York Times risalente agli anni ‘70, Ruth Hendler dichiara:
“Ogni bambina ha bisogno di una bambola attraverso cui proiettare sé stessa nei propri sogni futuri. Barbie rappresenta una donna che ha delle scelte.”
Ed è proprio questo il punto di forza della bambola: la rappresentazione di mille sfumature e personalità femminili. Perché Barbie dimostra da sempre alle bambine che possono diventare chiunque desiderino.
Tante Barbie per tante bambine. Per tanti sogni, per tante realtà.
La prima Barbie Astronauta
Ecco che nel 1965 la Mattel lancia sul mercato la prima Barbie astronauta, anticipando il primo piede sulla Luna risalente a Neil Armstrong pochi anni più tardi, nel 1969.
La bambola dimostra alle donne che anche le professioni sempre accostate al sesso maschile possono includere e integrare anche il sesso femminile. E così viene immaginata come la prima al mondo a esplorare la Luna.

L’evoluzione tappa dopo tappa
Barbie si è evoluta anno dopo anno, per riflettere il cambiamento della società e le richieste di un mercato in continua evoluzione.
La società cambiava, faceva passi avanti. E con questa anche l’iconica bambola.
Anni ‘60
Negli anni ‘60, Barbie si è trasformata di volta in volta nelle più importanti figure femminili dell’epoca: dai volti del cinema, a quelli politici.
Nel 1963, ad esempio, viene lanciata una Barbie mora ispirata a Jackie Kennedy, First Lady USA dell’epoca.

Negli stessi anni si fidanza. Appare Ken nel 1961, indissolubile compagno della bambola per tantissimi anni. Anche il suo nome è ispirato ad uno dei figli degli Handler, Kenneth.

Il 1964 è l’anno in cui la bambola sbarca sul mercato italiano.
Nel 1968 viene introdotta anche la prima Barbie afroamericana, di nome Christie, a supporto dell’Equal Rights Amendment, una proposta di emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti per garantire pari diritti ai cittadini senza alcuna distinzione di sesso.
Si percepisce una prima vera evoluzione nella storia della Mattel.

Anni ‘70
Sono gli anni in cui Barbie si immedesima nelle professioni più disparate: diventa chirurgo, cameriera, veterinaria, infermiera e perfino assistente di volo.

Barbie Chirurgo arriva in un periodo in cui pochissime donne avevano la possibilità di studiare medicina all’università, e tale professione era quasi esclusivamente associata al sesso maschile.
Ancora una volta, Mattel si fa promotrice della parità dei sessi nell’ambito lavorativo.

Ma ad avere il maggior successo è il modello Malibù, datato 1971: viso più tondo e notevole abbronzatura.

Anni ‘80 e ‘90
Gli anni ‘80 segnano un cambiamento epocale per la Mattel: viene messa in commercio la prima Barbie nera.
Infatti, sebbene ci fossero altre bambole africane nella collezione, come l’amica Christie, è stato necessario aspettare il 1980 per una Barbie afroamericana ufficiale, assieme alla prima versione latina.

Alla fine degli anni ‘80 la Mattel vanta ben 20 milioni di bambole vendute: il successo è in tutto il mondo.
Eppure, per avere la Barbie più venduta al mondo bisogna aspettare il 1992, con il modello Totally Hair.

Con oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, questo modello è nel Guinness World Records. Vanta capelli lunghi oltre 20 centimetri, e otto tipi di fermagli per capelli che cambiano colore a contatto con l’acqua.
Gli anni 2000 e le polemiche
Gli anni 2000 non rappresentano un periodo semplice per la bambola dall’inconfondibile chioma bionda.
Il mercato è cambiato. Le polemiche non mancano, e la Mattel viene aspramente criticata per non rappresentare al meglio la diversità delle donne di tutto il mondo, nelle loro fisicità e colori.
Barbie inizia ad essere considerata troppo magra, troppo perfetta. E viene accusata di dare un’immagine negativa della donna, a cui importa esclusivamente la bellezza estetica.
Inoltre, a contribuire alla crisi, nello stesso periodo nel mercato si fa spazio una nuova bambola: la Bratz. Innovativa, irriverente e avanguardistica nello stile.

In commercio a partire dal 2001, presto le Bratz diventano il brand numero uno in Italia, Francia, Spagna, Israele e Regno Unito.
L’era di Barbie sembra ormai tramontata. Ma la Mattel ascolta le nuove esigenze del pubblico, e decide di espandere gli orizzonti tramite un’importante operazione di rebranding.
2015: arriva la Linea Fashionistas
Arriviamo al 2015. È l’anno in cui viene lanciata la linea Fashionistas, che propone modelli di Barbie più vicini alla realtà e alla quotidianità del suo pubblico.
Ben 7 diverse tonalità di pelle, 24 acconciature, 22 colori di occhi e 3 taglie: petit, tall e curvy.
Con la famiglia Fashionistas, si aprono le porte all’inclusività. La Mattel accoglie la diversità, fa di essa un punto di forza. E non la abbandona più.

Barbie oggi e l’inclusività
Nel 2018, alla Linea Fashionistas si aggiungono nuove versioni anche di Ken: 15, con corporature diverse che spaziano da più robusta a più snella ed esile.
Poi, più recentemente, la prima Barbie non udente; il primo Ken con la vitiligine.

E la prima Barbie in sedia a rotelle in Italia a partire dall’autunno del 2019. Poi anche il suo inseparabile compagno, Ken.

L’universo Barbie diventa sempre più vario, per riflettere nelle proprie bambole la realtà in ogni sua sfumatura.
Recentemente, nel mercato italiano sono state lanciate nuove bambole, ispirate a due icone femminili contemporanee, diverse ma non troppo. Si tratta di Cristina Fogazzi, in arte L’Estetista Cinica, e Samantha Cristoforetti: entrambe sono state “barbiezzate”.

Le due sono un simbolo di indipendenza, tenacia, determinazione: portano avanti – ognuna a proprio modo – la bandiera della forza femminile, e Barbie ha scelto di celebrarle. Per ispirare, ancora una volta, tante bambine ad essere nella vita tutto ciò che desiderano e per dimostrare loro che tutto è possibile, con coraggio e forza di volontà.

Il marketing di Barbie
Paladina delle bambine da 64 anni (oggi!) Barbie si è evoluta costantemente grazie alle sue innumerevoli collezioni, rappresentando un modello di riferimento moderno e rilevante per tutte le età.
Il marketing firmato Mattel diffonde un ideale: si allontana dalla classica “bambola per bambini”, per diventare molto di più.
Il primo spot pubblicitario
Nel 1959, anno in cui esordisce Barbie, viene lanciato il primo spot pubblicitario, durante un programma per bambini chiamato Mickey Mouse Club e creato da Walt Disney.
Lo spot mostra tutte le Barbie realizzate fino a quel momento. In sottofondo, una musica soave ed elegante si rivolge direttamente alla bambola e le ricorda la sua straordinaria bellezza, il suo fascino magnetico.
Tuttavia, lo stereotipo è dietro l’angolo; e Barbie ci casca. Negli anni si mostra al pubblico sempre con un viso perfetto, una chioma lunga, un corpo esile e un piede sempre accompagnato dalla scarpa con il tacco.
E questo ha portato non poche critiche: la sua immagine appare troppo lontana dalla realtà, come a voler spingere le bambine ad aspirare a un modello di femminilità superficiale e poco realistico, basato esclusivamente sull’ apparire.
È il momento di cambiare rotta per la Mattel.
Il motto “You can be anything”
Dal 2010 in poi, le cose cambiano. Barbie abbatte le barriere di una bellezza ideale e troppo “stereotipata”, e si focalizza sugli insegnamenti che può trasmettere ai più piccoli: grazie a lei e alle sue tante professioni, le bambine possono credere di poter essere qualsiasi cosa nella vita.
Viene lanciato così uno spot nel 2015 in cui questo messaggio risulta estremamente chiaro.
Poi, si fa un ulteriore passo avanti: Barbie non è un gioco “da maschio” o “da femmina”. È per tutti, senza alcuna distinzione.
Così nel 2017 uno spot pubblicitario, realizzato sia per mezzo televisivo che digitale, mostra padri di diverse etnie giocare con le proprie figlie. Ad accompagnare il tutto l’hashtag #DadsWhoPlayBarbie.
2021: “A Doll Can Help Change The World”
Infine, nel 2021 si fa un passo ancora più innovativo grazie allo spot “A Doll Can Help Change The World”.
La traduzione è: una bambola può cambiare il mondo.
Lo spot si ispira ad uno studio fatto da alcuni neuroscenziati dell’Università di Cardiff, secondo il quale giocare con le bambole attiva aree del cervello che consentono di sviluppare capacità come l’empatia e la socialità. Si tratta di emozioni determinanti per il successo emotivo, sociale ed accademico dei più piccoli.
Le Barbie aiutano così a cambiare il mondo. A renderlo più empatico, più inclusivo grazie a chi ci gioca.
Nello spot, bambini e bambine, di qualsiasi etnia, giocano nella loro spensieratezza: l’accento è sui concetti di comprensione, generosità, empatia.
Anche una semplice bambola può aiutare a cambiare il mondo. E tra le bambole rappresentate figura anche la nuova Barbie in sedia a rotelle.
In conclusione, si può dire che le bambole rappresentano un strumento importantissimo attraverso cui i più piccoli imparano ad interagire con il mondo che li circonda.
E in questo Mattel ha il primato assoluto, grazie all’immensa varietà delle sue collezioni.
