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Ricordi sicuramente il ritornello di quella canzone che suonava così “Labbra rosso Coca Cola, dimmi un segreto all’orecchio stasera…”. Ecco, si tratta di Product Placement: scopriamo perché.
Cos’è il Product Placement
Il suo significato è contenuto nel termine stesso: product placement significa letteralmente posizionamento di prodotto. Nel famoso caso della canzone cantata da Lauro, Fedez e Orietta Berti la Coca Cola viene posizionata all’interno di una canzone.
Infatti, in Mille è presente un ancoraggio lessicale importante che rende la canzone facile da memorizzare da parte del consumatore. In questo caso, la metafora “rosso Coca Cola” viene ripetuta per far leva sull’immaginario collettivo che permette di associare il colore rosso al brand.
Forme di product placement
NeIlo specifico, il product placement è una forma di pubblicità indiretta. Si presenta come messaggio per la promozione velata di un prodotto commerciale che utilizza diverse forme. Infatti, si passa dall’espediente visivo a quello sonoro. Il prodotto viene declinato in più forme: testuale, audio e video all’interno di una canzone, di film o giochi.
A seconda della modalità di impiego distinguiamo 3 tipologie:
- Screen Placement: è di tipo visual e consiste nel mettere in primo piano il prodotto per poi studiare delle inquadrature finalizzate a metterlo in risalto
- Script Placement: è di tipo verbale, così come avviene in diverse canzoni tra cui la già citata Mille e “Non mi basta più” di Baby K, nella quale richiama al brand di capelli Pantene.
- Plot Placement: la terza e ultima forma è un posizionamento integrato che si ha quando quel prodotto è il protagonista della trama. Il film “Il Diavolo veste Prada” ne è un esempio. In questo caso è esplicita la collaborazione tra il marchio e la casa cinematografica che ha prodotto il film.
Capiamo meglio così da dove parte questo fenomeno.
Come nasce il “posizionamento del prodotto”
Il product placement sembrerebbe essersi affermato grazie all’accoppiata tra brand e cinema. Nella storia del cinema potremmo trovare parecchi esempi sin dai suoi esordi. Quelli che però sono più vicini alla generazione dei Millenials hanno inizio con la serie tv Friends. In molti episodi di questo cult anni ’90, il personaggio di Rachel fa riferimento nei dialoghi all’acquisto di oggetti per la casa. Ecco spuntare Pottery Barn, la catena di negozi americana che vende forniture domestiche.

Tuttavia, non c’è bisogno di andare oltre oceano perché se pensiamo al cinema nostrano troviamo altri esempi come “Benevenuti al Sud”.
Nel film Claudio Bisio e Alessandro Siani, che sono rispettivamente protagonista e coprotagonista vestono i panni di due impiegati di Poste Italiane. Ne consegue per tutto lo sceneggiato la presenza di evidenti riferimenti visivi all’azienda. In sostanza, il product placement nasce nel momento in cui viene stipulato un accordo tra il marchio e la casa di produzione cinematografica e televisiva al fine di raggiungere un ampio pubblico.
Che cos’è il product placement al cinema e in tv
Tanto il cinema quanto la tv, sin dalla loro nascita sono due mezzi di comunicazione generalisti. Essi trattano temi ad ampio spettro che coinvolgono una grande fetta di persone interessate.
Perciò la facilità con cui si riesce a raggiungere il pubblico, costituisce un’opportunità per molti marchi, i quali vogliono sfruttare l’occasione. Ma non è stato sempre facile regolamentare gli accordi presi. Spesso si è parlato di pubblicità ingannevole ai danni del consumatore ignaro di tutto.
Ad oggi, in Italia si considera il D.Lgs 44/2010 in materia che trascrive la normativa europea secondo cui il product placement nelle produzioni tv o cinema è concesso a patto che nei titoli di coda vi siano specifiche indicazioni sui marchi presenti e che non vi siano interruzioni narrative legate a quello stesso prodotto. Inoltre, sono vietati i riferimenti promozionali a farmaci o tabacco.
Ma il vantaggio del product placement dov’è?
Il posizionamento di prodotto
Nel product placement, i vantaggi saranno sempre maggiori dei costi.
I brand cercano di promuovere i propri prodotti attraverso il cinema e la tv per limitare i costi, raggiungere un pubblico diversificato e associare l’immagine di marca ad un contesto più disinvolto.
Inoltre, diventa più facile per il consumatore identificarsi nella trama e nel personaggio/attore a cui si associa il prodotto. Il risultato è quello di avere un contesto più verosimile di quanto si possa credere. Anzi, in qualche caso, il contesto viene costruito ad hoc e così si riesce ad avvicinarlo al consumatore da far diventare il prodotto in uso nello sceneggiato, un prodotto di consumo nella realtà.
Un esempio emblematico è la birra Duff.

Essa rappresenta il Product Placement inverso. A rendere la birra Duff un prodotto reale è stato il cartone animato satirico “I Simpson“. Infatti, il protagonista Homer ne è bevitore incallito, nonostante la birra Duff sia la rappresentazione scimmiottata delle birre commerciali americane.
Così su ispirazione dei molti stimatori della serie e per prevenire delle forme di replica, il colosso cinematografico Fox ha venduto i diritti di riproduzione al messicano Rodrigo Conteras che a partire dal 2008 l’ha commercializzata.
Considerazioni finali
Al termine di questa lettura, credo che si vada a superare via via la “caccia alle streghe” del product placement. Anche se in Italia ci sarà ancora un pò di strada da fare.
A mio avviso, le battaglie per la tutela dei consumatori dovrebbero essere concentrata a conoscere la provenienza dei prodotti o la loro vera filiera produttiva, portando così un gesto di trasparenza e di vero impegno delle autorità garanti per abbattere molti crimini e contribuire alla consapevolezza del consumatore.
Dovremmo superare l’idea che i consumatori siano ingenui.
Per questa ragione, ben venga il product placement attraverso i film, le serie tv o i game streaming.
Invece voi, avete un esempio di product placement che ricordate in particolare?