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Sappiamo che i social network in generale hanno il potere di influenzare la nostra percezione della realtà. Questa tesi che siamo abituati a sentire ormai da anni va oltre la retorica quando si parla di immagine e di percezione della bellezza.
Chi di voi non ha mai usato i filtri di Instagram prima di postare un selfie, scagli la prima pietra! O ancora, chi non è stato tentato dallo scaricare una di quelle “beauty app” grazie alle quali il proprio aspetto è mutabile in one shot?
Proprio sull’uso che si fa dei filtri e dell’idea di bellezza non autentica, Dove ha deciso di promuovere una battaglia contro la sua distorsione.
Il brand activism di Dove
Dal 2004 Dove – in qualità di brand per la cura della persona – ha voluto concretizzare il suo brand activism verso tutte le donne, in particolare quelle più giovani. L’esigenza di promuovere un attivismo sempre più serrato da parte di Dove deriva dall’esasperazione del concetto di bellezza.
Oggi, infatti, l’idea stereotipata di bellezza sui social è lontana da quanto Kant teorizzava: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Scorrendo il feed di Instagram tutti sembrano felici, realizzati, con sorrisi smaglianti, senza una ruga, senza un brufolo o qualsivoglia imperfezione. Tutto questo trionfo di beltà è insidioso per le nuove generazioni, che sono abbagliate dal bello e dalla perfezione.
Il bagliore, però, si può trasformare in una trappola che mina l’autostima e la bellezza autentica. Come si può essere accettati se non si incarnano i canoni approvati dalla realtà virtuale? Come emergere nel mondo se non si trasmette un’immagine estetica di sé cool? Così Dove ha voluto sdoganare ciò che si cela dietro una foto. Nel video, Dove riporta la storia vera di una ragazzina, ossessionata dall’uso di un tool per modificare la propria immagine prima di postarla sui social.
La promozione dell’autostima
Ecco che Dove con il nuovo “progetto Autostima” aiuta le adolescenti e non solo. Per la promozione dell’autostima, bisogna supportare i genitori e la scuola nel trasmettere un messaggio educativo e costruttivo di bellezza.
La bellezza deve essere naturale, autentica, priva di filtri. Non è facile nel periodo dell’ adolescenza gestire le proprie emozioni e il caos interiore accompagnato dai cambiamenti del proprio aspetto fisico. Accettare il proprio corpo, rispetto ai modelli che la dieta mediatica di un giovane mette in evidenza, risulta difficile. Quello che serve è una guida verso un approccio critico all’uso dei social e alla fruizione dei suoi contenuti, come delle immagini.
Solo trasmettendo messaggi fondati sul body positive e sull’inclusività si può evitare lo sviluppo di malattie molto comuni nel periodo adolescenziale quali l’anoressia, la bulimia, la depressione; si può inoltre sollecitare la capacità di sottrarsi al cyberbullismo spietato, verso cui i giovani non hanno la consapevolezza per difendersi.
Coltivare l’autostima nei giovani non significa tanto renderli sicuri di sé, dal momento che questo è un percorso graduale e soggettivo nella vita di ognuno. La differenza sta invece nel renderli capaci di apprezzarsi per quello che si è, che va oltre l’estetica.
La mission di Dove
Se è vero che 8 ragazze su 10, secondo le indagini Dove non hanno una buona autostima, è importante intervenire il prima possibile. Così Dove ha deciso di raggiungere oltre 20.000 ragazze nel mondo proponendo delle risorse utili alle famiglie e agli educatori per migliorare l’autostima dei propri figli a casa o attraverso dei workshop grazie al supporto delle scuole.
Dove nella sua mission lavora a fianco alla Word Organization of Girl Guides and Girl Scouts attraverso il programma “Free Being Me” cioè Essere sé stessi. Il progetto vuole essere inclusivo e megafono di messaggi positivi contro il bodyshaming e tutte le forme di discriminazione che possono avere un impatto negativo sulla crescita di un adolescente.
Le influencer italiane a sostegno dell’autenticità della bellezza
Per fortuna sui social ci sono anche i cosiddetti genuine influencer, che trasmettono la bellezza autentica ai loro follower, spesso appartenenti alla generazione Z. Tra questi, anche artisti italiani emergenti come Matilda de Angelis, giovane attrice che sul suo profilo Instagram ha più volte raccontato, sfogandosi, della sua paura di mostrarsi e di mostrare il suo viso “mangiato” dall’acne. Al coro si uniscono Aurora Ramazzotti, Camihawke e tante altre che infondono messaggi di speranza e che si ritraggono senza trucco accompagnate dall’hashtag #nomakeup e #nofiltri.
Conclusioni
Questo articolo non vuole essere moralista. Il male come il bene ci saranno sempre. Sta a noi scegliere quali profili e contenuti seguire e con quali immagini e messaggi nutrire la nostra mente. Questo non vuol dire che bisogna smettere di interessarsi di make up, estetica e di tutti gli argomenti inerenti.
Ciò lo si può fare con il giusto approccio critico, senza ossessionarsi, e se vogliamo anche con un pizzico di autoironia, che non guasta. Ci sarà sempre qualcosa di noi che non ci piacerà guardandoci allo specchio. Non è detto, però che non ci si possa innamorare dei propri difetti o farne un punto di forza per distinguersi dal trend dell’omologazione. Oppure? Puntare semplicemente alla simpatia, che è la soluzione a tutto.