Il controverso fenomeno del de-influencing

Scorda tutto quello che sai sull’influencer marketing e ribalta ogni prospettiva: ecco cos’è il fenomeno de-influencing.

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Scorda tutto quello che hai appreso dalla rivoluzione dell’influencer marketing e ribalta ogni prospettiva: ecco cos’è il fenomeno de-influencing.

De-influencing

Almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha acquistato un prodotto, indipendentemente dal tipo, solo in seguito ad aver visto un “influencer” utilizzarlo o recensirlo sui social. 

Che l’influencer marketing sia una strategia estremamente efficace – anche se a seconda dei casi – è ormai appurato; in particolar modo, al giorno d’oggi con l’esplosione di TikTok è ancora più evidente. 

In questo articolo qui abbiamo analizzato il fenomeno #TikTokMadeMeBuyIt e i suoi numerosi effetti sulle vendite di alcuni fortunati brand che riescono a cavalcare l’onda del trend in maniera corretta. 

Tuttavia, parallelamente a questo fenomeno, ne è apparso un altro – controverso, dibattuto e che ribalta tutte le logiche ormai apprese dell’influencer marketing. 

De-influencing: il trend al contrario

Il #deinfluencing è un movimento che vede protagonisti alcuni influencer che fanno l’opposto di quello che si aspetterebbe da loro, sconsigliando prodotti o suggerendo alternative più economiche, sostenibili, o funzionali rispetto ai prodotti “in trend” sulle piattaforme. 

Dalle recensioni schiette e sincere, al rifiuto di collaborazioni con brand non in linea con il loro posizionamento, è come se stessimo assistendo a un “rebranding degli influencers”. 

Si tratta di un movimento volto a “sbugiardare” gli influencers che, pur di avere un riscontro economico, sarebbero disposti a promuovere qualsiasi tipo di brand o prodotto, anche se non l’hanno neppure ancora usato o non lo consiglierebbero neanche ai loro amici più cari.

Dunque, i “de-influencers” invitano le loro community a non acquistare. 

Ma da cosa nasce l’anti-influencing? 

Come qualsiasi altro movimento, anche questo nasce come risposta ai cambiamenti del mercato e degli utenti che popolano le piattaforme social. 

La generazione Z in particolare è sempre più attenta alle questioni sociali e in prima linea per combattere lo spreco e la disinformazione. 

I social media, dunque, si stanno sempre più riempendo di influencers che disincentivano lo shopping compulsivo. 

Questo fenomeno deriva anche da una serie di “scandali” di influencer disonesti ed inaffidabili. 

Come il caso di Mikayla Nogueira, tiktoker protagonista di una recente bufera mediatica e accusata di pubblicità ingannevole. 

L’episodio segue una delle logiche più semplici, ma in questo caso ha creato dei risultati disastrosi: promuovere un brand di mascara utilizzando delle ciglia finte per mostrare un risultato non veritiero. 

Il sentiment degli utenti di TikTok è stato assolutamente negativo e ha fatto sì che uno “scivolone” del genere andasse virale e nuocesse alla reputazione della creator. 

Mikayla Nogueira Tiktok
Mikayla Nogueira – 14.6M followers su TikTok

Lei, insieme a tanti altri protagonisti di episodi simili, hanno messo le basi per la nascita di questo nuovo fenomeno di “ribaltamento”

Il fenomeno

Sono molti, ad oggi, i TikToker che fanno #deinfluencing.

Che si tratti di sconsigliare un brand con valori non in linea al proprio posizionamento o disincentivare l’acquisto di prodotti che potrebbero avere alternative più economiche e sostenibili, ognuno di questi influencer sta cercando di conformarsi a questo nuovo trend. 

A questo proposito, non possiamo non menzionare “l’influencer onesta” che, su Tiktok, recensisce prodotti in maniera totalmente sincera, cosa purtroppo a volte lontana dal mondo degli influencer. 

In questo modo, è riuscita a fidelizzare un’intera community di utenti che adesso, prima di acquistare determinati prodotti, richiedono una recensione “onesta” alla tiktoker. 

Influencer onesta TikTok
Influencer Onesta – 251.8k followers su TikTok

Sulla base della logica del trend “you don’t need this”, questo fenomeno ha dei presupposti di valore. Combatte lo spreco, lotta contro l’eccessivo consumismo e mette in luce la filosofia del “decluttering”, in particolar modo durante un’era economicamente difficile ed incerta. 

I de-influencers sono, ad oggi, visti come un potenziale “salvagente”: ci anticipano, ci difendono e ci mettono in guardia da acquisiti inutili, non etici o comunque dei quali prima o poi ci saremmo pentiti. 

Sulla stessa linea di contenuto stanno spopolando anche gli “anti-haul”. Con l’hashtag su TikTok che conta milioni di video, anche questo trend si basa sulla disincentivazione dell’acquisto di prodotti un tempo “virali” e che godevano del vantaggio del “TikTok Made Me Buy It”. 

#antihaul TikTok
Hashtag #antihaul su Tiktok

Cosa ne sarà dell’influencer marketing? 

Siamo consapevoli del fatto che questo trend appena descritto è ancora in espansione e con un peso marginale. 

Potrebbe essere uno dei tanti movimenti passeggeri destinati a terminare in fretta. O potrebbe essere un fenomeno che detterà le nuove regole dell’influencer marketing. 

Una cosa che possiamo apprendere da questa “rivoluzione” è che gli utenti richiedono e pretendono autenticità che, purtroppo, nel tempo si è persa sempre più. 

Abbiamo già assistito all’era del declino dei “macro-influencers” contro la vittoria dei “micro”, anche in parte dettata dalla mancanza di sincerità attribuita ai “grandi nomi”. 

Similmente, anche il fenomeno del de-influencing serve per far rivalutare ai brand l’importanza di scegliere come sponsor o ambassador qualcuno che basi la propria comunicazione sulla trasparenza e franchezza.

Potremmo addirittura pensare che, grazie a questo movimento, gli utenti riacquisiranno maggiore fiducia negli influencers. Si potranno fidare nuovamente poiché, nel caso questi non credessero davvero nelle potenzialità del prodotto sponsorizzato, farebbero de-influencing. Giusto?

Ognuno di noi può avere diverse opinioni sull’argomento. Tuttavia, è bene tenere a mente che il fine ultimo di questi influencers (o de-influencers) è sempre lo stesso: fare interazioni. 

Secondo voi, il de-influencing può segnare l’inizio di una nuova era per l’influencer marketing? 

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