Come hanno reagito i brand alla vicenda George Floyd?

George FLoyd

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La società chiama e i brand rispondono, il caso George Floyd è dal punto di vista comunicativo uno dei più delicati e importanti dell’ultimo ventennio. Come si sono comportate le aziende più famose al mondo?

Come testimoniano i giornali, la televisione e i social, l’omicidio di George Floyd, un afroamericano di 46 anni, dello scorso 25 Maggio a Minneapolis, da parte di un poliziotto che gli ha tenuto il ginocchio premuto sul collo per alcuni minuti, ha sollevato una vera e propria protesta.

Abbiamo visto come questo episodio non sia un caso isolato ma l’ennesimo esempio della violenza della polizia contro le persone afroamericane. Gli elementi della vicenda che hanno fatto più clamore sono stati sicuramente il video della sua morte postato sui social, dove si sente Floyd sofferente dire “non riesco a respirare”, e il tardivo arresto dei poliziotti incriminati a causa dello scandalo dell’autopsia.

Tutto questo trambusto – giustificato e opportuno – è stato scatenato dal movimento Black Lives Matter, nato nel 2013 dopo l’omicidio di Trayvon Martin. Il movimento è stato al centro del dibattito politico durante la presidenza Obama e, sotto la presidenza di Donald Trump, ha trovato sempre meno spazio a causa dell’orientamento conservatore della Casa Bianca. Intanto il razzismo contro i neri non è stato superato e gli omicidi della polizia sono ancora frequenti.

Dopo questa doverosa introduzione vogliamo parlare di quello che più ci compete, i brand e la loro reazione riguardo all’accaduto.

Di solito questi si astengono nel prendere parola nel dibattito socio-economico e culturale poiché i rischi di una comunicazione sociale sono tanti ed è molto facile fare errori di contesto e linguaggio.
Da qualche anno a questa parte, molti hanno capito che la comprensione dei valori socio-culturali è diventata un asset essenziale da includere nel business di un’azienda.
L’adozione o la scelta di questi valori determina il posizionamento dell’azienda nel mercato e nella mente del cliente; è un’operazione delicata ma necessaria per l’immagine del brand stesso.

Anche se la reazione dei brand più famosi al mondo alla vicenda George Floyd è sembrata scontata, questa è in realtà frutto di anni; basti pensare alla Nike con la famosa campagna che vede protagonista Colin Kaepernick, un quarterback afroamericano, ex stella vincente dei San Francisco 49ers, che nel 2016 si inginocchiò durante l’inno americano. Questo gesto simbolico ripreso dal movimento Black Lives Matter, è un segno di protesta contro il razzismo della polizia americana. Se volete saperne di più leggete l’articolo in cui trattiamo questa vicenda.

Ecco l’ennesima risposta della Nike sulle ultime vicende:

Post Twitter – Nike

Un’altra considerazione deve essere fatta a favore dell’azienda dall’uccellino bianco che è stata il fulcro di questo fenomeno sociale e canale di comunicazione principale delle proteste del movimento Black Lives Matter, dopo aver censurato un tweet del presidente Usa Donald Trump, accusandolo di violazione dei propri standard sull’esaltazione della violenza.

Twitter George Floyd
Foto profilo e copertina dell’account di Twitter

La stessa presa di posizione è stata espressa a favore di George Floyd da brand come Linkedin, Youtube, Disney e Tik Tok, attraverso dei post in bianco e nero con messaggi molto chiari.

LinkedIn George Floyd
Post di LinkedIn sulla sua piattaforma
Post Twitter – Youtube
Video Tik Tok – Tik Tok
Disney Twitter
Post Twitter – Disney

Un social che, invece, ha fatto discutere molto di sè in questo periodo è stato Facebook. Le parole spese verso il social più famoso al mondo, infatti, non sono state delle migliori (qui due approfondimenti sullo sciopero dei lavoratori e sulla presa di posizione tardiva dell’azienda).

Dopo queste critiche l’azienda si è mossa in due modi: sia tramite Mark Zuckerberg in persona, che ha pubblicato un post dal suo account facebook una sua riflessione riguardo alle proteste, sia tramite l’account aziendale, con l’hashtag #BlackLivesMatter e il visual nero con un copy bianco.

https://www.facebook.com/zuck/posts/10111969612272851
https://www.facebook.com/facebookapp/photos/a.376995711728/10159706140086729/?type=3&theater

Una delle reazioni più sorprendenti, invece, è stata quella dell’azienda tedesca Adidas che ha ritwittato, senza aggiungere ulteriori parole, il tweet fatto dal proprio competitor dal baffo bianco.
Questa risposta, del tutto inaspettata, ha dimostrato che, in una situazione simile, siamo tutti sulla stessa barca e dobbiamo remare insieme per raggiungere un obiettivo comune.

Adidas George Floyd Twitter
Retweet Adidas

Da registrare è stata la riflessione fatta dalla Coca Cola, che è “scesa in campo” con un post della compagnia ma soprattutto con un video sul proprio sito in cui compare il CEO James Quincey.

Post Coca Cola – Instagram
Video CEO Coca Cola James Quincey –

Moltissime altre aziende nel mondo e anche in Italia hanno deciso di esprimere la propria solidarietà alla causa #BlackLivesMatter in vari modi. Ecco alcuni esempi:

  • Starbucks
Post Twitter – Starbucks Coffe
  • Netflix
Post Twitter – Netflix
  • Pandora Italia
https://www.facebook.com/PandoraItalia/photos/a.432751633403546/4303715966307074/?type=3&theater

Oltre a brand, passateci il termine, “commerciali”, possiamo vedere anche come nel mondo dello sport e dei videogames le risposte non si sono fatte attendere.

Primo su tutti il Liverpool, con questo post:

Post Twitter – Liverpool FC

Anche il club del nord di Londra, il Chelsea, si è espresso con una foto creativa, disegnando una “H” che sta per “Humans” durante l’allenamento.

Post Twitter – Chelsea Fc

Invece nel settore videogames, Call of Duty: Warzone Modern Warfare, il famoso gioco sparatutto con all’attivo più di 2 milioni di utenti giornalieri, ha inserito Black Lives Matter nelle schermate di caricamento.

Call of duty
Schermata di Carimento Call Of Duty Warzone

Passando poi per l’Italia, al di là delle manifestazioni in alcune piazze italiane, la sensazione è che questo fenomeno non abbia toccato poi così tanto. In ambito sportivo, la questione è stata affrontata più da singoli sportivi e giocatori piuttosto che da collettivi e team. Nonostante ciò, possiamo notare che tutte le squadre di ogni sport e categoria hanno partecipato nel pubblicare il post “nero” dei #blackouttuesday nei propri account social.
Tanto di cappello al Torino FC, una delle poche società a inginocchiarsi in segno di protesta.

Torino FC – Instagram

Conclusione

Come abbiamo visto, la situazione è grave e l’omicidio di George Floyd è solamente la punta dell’iceberg di una crisi sociale che coinvolge gli Stati Uniti e non solo.

Vogliamo essere chiari, però, questo articolo non vuole cavalcare l’onda del momento ma fare informazione in ambito comunicazione sociale nel marketing come fatto in precedenza con il nostro articolo riguardo la presa di posizione della Nike nel caso di Colin Kaepernick.

Abbiamo ritenuto opportuno, quindi, parlare di un fenomeno così rilevante come quello #BlackLivesMatter arrivato ora al vero culmine della sua storia spingendo a tutti gli effetti brand, aziende e organizzazioni a prendere una posizione concreta grazie a comunicati, social media posting e campagne pubblicitarie a favore dei diritti degli afroamericani e contro il razzismo della polizia americana.

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