Non ti va di leggere? Prova ad ascoltare l'articolo in modalità audio 🎧 |
Brand che fanno dei scivoloni mediatici, aziende che si perdono in un bicchier d’acqua nei commenti, personaggi pubblici che sparano alla qualunque nelle dirette.
Che cosa hanno in comune questi tre casi? Sbagliano il modo di comunicare online.
Ma rinfreschiamoci la memoria un secondo…
Tutto è comunicare, tutto è un atto di comunicazione.
La comunicazione può essere: verbale, non-verbale, paraverbale se parliamo dell’azione in sè; interna ed esterna se parliamo di brand e imprese.
Se apri il dizionario o andiamo su google, alla voce della parola “comunicare” trovi:
co-mu-ni-cà-re (io co-mù-ni-co) dal latino: communicare, mettere in comune, derivato di commune, propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di cum insieme e munis ufficio, incarico, dovere, funzione.
Andiamo ancora più a fondo:
Consapevole delle proprie responsabilità e forte del proprio ruolo, la comunicazione è un’espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l’espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura.
(Preso da “Parola al giorno”)
Incredibile, eh? Ricordavi le sfumature di questa meravigliosa parola?
(Non fermiamoci sul più bello però…)
Vediamo ora, sfogliando o digitando la parola che inizia con la “P”. Ti viene niente in mente?
Sto parlando della parola “pubblicità“
Il termine italiano pubblicità deriva dall’aggettivo e sostantivo pubblico, ossia che riguarda il popolo, la popolazione, e l’origine della parola italiana rispecchia lo scopo di informare il pubblico e non presuppone il carattere parassitario o onnivoro del termine, bensì di etico e trasparente.
(Preso da “Parola al giorno“)
Ma la cosa più affascinante è la derivazione dalla lingua anglosassone, da “Advertising“, appunto.
Advertising possiede una connotazione di tipo imprenditoriale e persuasiva. Advertising deriva dal verbo to advertise, il quale a propria volta viene dal latino ad-vertere e significa letteralmente andare verso.
Andare verso cosa? Verso il pubblico, verso l’altro.
È per questo motivo che ti ho fatto fare questa ricerca e per la stessa ragione i brand, le aziende e i personaggi pubblici tutt’ora nel 2021 non sanno comunicare.
È come se si fossero scordati le basi della comunicazione. Come Will Smith su Man In Black.
“Puff, tutto sparito”

Capisco che le cose con l’avvento di Internet e dei social media hanno cambiato la nostra società, che i tribunali del popolo si sono trasferiti dal bar sotto casa ai gruppi su Whatsapp e al feed di Facebook, ma dobbiamo capire che, come dice un mio caro amico Bruno Mastroianni per la Treccani:
"Siamo diventati tutti, di fatto, piccoli personaggi pubblici per i quali qualsiasi azione online (dalla pubblicazione di una foto alla scrittura di un post o di un commento) diventa una dichiarazione ufficiale della nostra identità e della nostra visione del mondo, che è esposta agli altri (potenzialmente tutti gli altri) e da essi perciò criticabile, commentabile, rielaborabile. "
Segnatelo sulle note del computer, su un foglio o facci un 6×3 così da non scordartelo più.
(Ok, Marco ho capito ma…)
Come faccio a comunicare online nel modo giusto?
Se noi tutti siamo dei piccoli comunicatori, pensa te quanto questa affermazione sia amplificata e importante per un Brand o un’azienda. Ecco la ragione per cui nel 2021 non puoi comunicare online se non conosci il Manifesto di Parole Ostili.
Parole Ostili, nata a Trieste nell’agosto 2016. è un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole, con una mission ben specifica:
“Parole O_Stili ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti“
Questo manifesto è di una rilevanza inimmaginabile, è stato:
Tradotto in 32 lingue, utilizzato e raccontato a oltre 850.000 studenti e 170.000 insegnanti e sottoscritto ufficialmente da oltre 300 comuni italiani, più di 20 aziende e altrettante università e declinato in 8 ambiti tra cui le aziende.
Mettiamo – finalmente – le mani in pasta, ecco qui le 10 regole del Manifesto:
1. Virtuale è reale
So che che ogni parola in rete ha conseguenze concrete e può costruire o distruggere relazioni reali. Modero i toni e valorizzo l’empatia, l’ascolto rispettoso e, se è il caso, lo humor. Sono coerente e mantengo le promesse fatte online.
2. Si è ciò che si comunica.
Quanto comunico rispecchia valori e identità miei e dell’azienda. Promuovo la fiducia e la trasparenza. Sono leale e intellettualmente onesto con i concorrenti. Curo la qualità di ciò che comunico così come curo quella di ciò che produco.
3. Le parole danno forma al pensiero
Comunico in modo semplice e chiaro, con l’obiettivo di farmi capire, e mi prendo il tempo che serve per riuscirci. Evito i tecnicismi inutili, do sempre le informazioni necessarie. So che le mie idee avranno successo solo se le racconto bene.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare
L’ascolto prescinde dalla gerarchia: solo ascoltando gli altri, colleghi partner o clienti, posso costruire un progetto vincente per tutti. Agevolo la comunicazione. Rispondo alle domande, accolgo le critiche e le uso per migliorare.
5. Le parole sono un ponte
Trovo parole giuste, entusiasmanti, ospitali, inclusive, tali da creare un terreno comune e costruire relazioni di valore. Cerco di conoscere ragioni e interessi dei miei interlocutori per capire il loro punto di vista e sono disposto a cambiare il mio.
6. Le parole hanno conseguenze
Le mie parole rappresentano la mia azienda, hanno un peso e concorrono alla creazione dell’immaginario collettivo: ne sono consapevole e me ne assumo la responsabilità. Ho il coraggio di rispondere ad attacchi ostili con gentilezza.
7. Condividere è una responsabilità
Quanto condivido in rete influisce sulla reputazione e la credibilità della mia azienda. Seleziono e valuto fonti e contenuti, non diffondo mai notizie, informazioni e dati falsi o riservati. Rispetto la privacy e tutelo la sicurezza.
8. Le idee si possono discutere
Le persone si devono rispettareDiscutere aiuta a crescere. Discutendo – anche energicamente – opinioni e prospettive, valorizzo la libera espressione delle idee, indipendentemente dalle gerarchie. Rispetto sempre le persone, la loro diversità e la multiculturalità.
9. Gli insulti non sono argomenti
L’aggressività è nemica di una comunicazione efficace e costruttiva. Insultare è umiliante e sterile, e chi insulta dimostra solo di non avere argomenti migliori. Sensibilizzo i miei collaboratori a comunicare in modo equilibrato e non ostile.
10. Anche il silenzio comunica
C’è un tempo per ascoltare, un tempo per riflettere, un tempo per rispondere. So quando è meglio la parola e quando è meglio il silenzio: tacere aiuta a dare risposte lucide al momento giusto, e il silenzio può anche esprimere valore e forza.

Questo Manifesto della Comunicazione non ostile per le aziende definisce poche e semplici regole per un dialogo trasparente e sincero fra aziende, clienti e stakeholder (quindi applicabile per comunicare online).
Ci hanno messo mano circa 300 professionisti, chi fa comunicazione d’impresa e chi comunicazione politica, influencer, blogger, e infine anche molti insegnanti, studenti, imprenditori, professionisti…
Noi di Marketing Espresso crediamo sia fondamentale imparare e ricordarsi queste regole per comunicare online: ne vale della reputazione, per la nostra e per la tua azienda, per i tuoi profili social.
Fanne buon uso.

Potrebbe sembrare un’articolo sponsorizzato dal progetto Parole Ostili, ma non lo è. Questo è un qualcosa che vale la pena di essere conosciuto, dalla nostra community in primis.
Sharing is caring, no? E come ci ricorda Roberta Testa nel nostro corso ToCopy:
“Le parole sono armi”
Attenzione come le usi!