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Esistono modelli di marketing diversi da applicare alle nostre campagne social, che ci consentono di portare il cliente alla conversione o come direbbero i più di restringere il funnel, tra questi troviamo proprio il modello SEE, THINK, DO, CARE.
Uno dei modelli di marketing più conosciuti è senz’altro il modello AIDA (attenzione, interesse, desiderio, azione). Questa volta, però, concentriamo l’attenzione su un framework messo appunto da Avinash Kaushik, Digital Marketing Evangelist in Google, che se seguito potrebbe far lievitare il nostro ROAS in modo vertiginoso.
SEE, THINK, DO, CARE è un modello che pone le basi ad un’analisi completa della nostra audience in tutte e quattro le fasi.
Quali sono i punti importanti del modello SEE THINK DO CARE?
Come possiamo facilmente comprendere il modello SEE, THINK, DO, CARE mette il focus sulle quattro fasi di azione del target di riferimento.
Molte volte le aziende tendono a concentrare i loro sforzi solo sulla fase del DO, tralasciando il SEE e il THINK. Non ponendo la giusta attenzione proprio sulla fase essenziale del processo. Un problema potrebbe essere anche quello di non riuscire ad analizzare il ritorno dell’investimento, ma questo lo scopriamo più avanti nel post.
Per ora, vediamo di capire le varie fasi, immedesimandoci in un’azienda di T-Shirt personalizzate.
FASE 1 – SEE

Nella prima fase abbiamo le nostre T-Shirt personalizzate e dobbiamo mostrarle ad un pubblico interessato. Facile, dobbiamo cercare di individuare un possibile pubblico “largo” a cui interessano prodotti personalizzati, magari targettizzando qualche interesse intrinseco del nostro bene.
FASE 2 – THINK

In questa fase, andiamo a restringere l’audience che non deve essere solo interessata alle T-Shirt personalizzate ma pensa che prima o poi possa procedere all’acquisto. Dobbiamo cercare di ingolosire il target in maniera ancora dolce.
FASE 3 – DO

La fase centrale, il nostro pubblico di riferimento non solo sta pensando al nostro prodotto, ma lo sta cercando attivamente per un acquisto immediato. In questa fase il remarketing è una delle leve da adottare.
FASE 4 – CARE

L’ultima fase, quella che molto spesso viene relegata ad un semplice pop-up alla fine del processo di acquisto con la thanks page, non deve essere abbandonata.
I nostri clienti sono la nostra migliore pubblicità, ovviamente se durante tutto il processo di acquisto ci siamo comportati bene (leggi: customer care, prodotto che rispetta le aspettative, spedizione, ecc). Ovviamente, non tralasciando il fatto che lo stesso cliente se soddisfatto possa acquistare una seconda, terza o magari n volte.
Evitiamo certi errori
Come abbiamo potuto osservare, le quattro fasi di questo modello hanno messo a fuoco una base utente ben specifica a cui andranno mostrate delle diverse ads in base al processo. Come è facile intuire, non possiamo concepire una strategia di Facebook ADS composta da un unico content.
Ogni fase ci deve far riflette su cosa l’audience si aspetta e come potrebbe comportarsi in base ad una nostra azione specifica. Ad esempio, proporre una conversione ad un pubblico in fase DO è ben diverso che proporre la stessa ad un pubblico che è in SEE. Teniamo sempre a mente la Customer Journey e di come questa influisce nel processo di acquisto.
Limitare l’attenzione
L’errore più grande che si possa commettere in una strategia di social adv, come scrivevamo precedentemente, è che si poni l’attenzione solo nella fase DO o peggio ancora solo nella fase del SEE. Quante campagne osservate di sola brand awareness?
Le quattro fasi sono concatenate tra loro e ci deve essere in ogni step il passaggio verso il successivo, altrimenti stiamo solo sperperando soldi.
Creare un solo contenuto
Un altro errore che si commette facilmente è l’utilizzo di una sola creatività per campagna. Prendiamo ad esempio il caso super abusato della festa della mamma.
A chi possiamo indirizzare la nostra ADS? Un possibile target sono i neo papà, un altro possibile pubblico è composto dagli stessi figli (capaci di
compiere un acquisto online in totale autonomia).
Come vedete, abbiamo già individuato due target differenti a cui mostrare creatività diverse. Se analizziamo meglio e scendiamo ancora, i figli possono essere sia maschi che femmine ecco quindi che abbiamo tre target di riferimento, a cui mostrare content differenti.
Mettere in pratica il modello SEE THINK DO CARE non ci deve spingere all’analisi delle singole fasi con le stesse KPI, ma dobbiamo sforzarci di scegliere le metriche di valutazione corrette per ogni step.
Già conoscevi il modello SEE THINK DO CARE? Se reputi interessante questo post o se ti piacerebbe leggerne di più su questo argomento condividi il post nelle tue storie taggando Marketing Espresso