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Dalla prima Barbie transgender alla campagna Calvin Klein ‘This is Love’ dedicata all’amore e alle sue diverse forme, passando per Louis Vuitton e la celebrazione della disabilità in passerella. Cosa vuol dire per un brand inclusività?

Cosa significa essere inclusivi?
Essere inclusivi significa dare voce soprattutto a chi, spesso, non ne ha mai avuta una, e tanti sono i brand che puntano sull’associare la propria identità a valori come solidarietà, comprensione, supporto, ascolto ed inclusione. Ma in che modo i grandi marchi scelgono di celebrarla?
Il caso Barbie: l’inclusività è nelle bambole
Barbie è sicuramente una delle bambole più vendute al mondo, e dalla sua nascita nel 1959, accompagna le generazioni più piccole nell’infanzia e nella crescita con la sua iconica chioma bionda.
Man mano però, Barbie si è diversificata, spinta probabilmente dal desiderio di far rispecchiare nell’immaginario della bambola più persone possibili. Ha assunto più forme fisiche, varie tonalità di pelle, e col tempo hanno visto la luce anche le prime Barbie con disabilità.
Barbie transgender, Barbie con disabilità e Ken con vitiligine
Infatti, se la prima Barbie in sedia a rotelle esisteva già, a partire da questa estate sarà in vendita la prima versione della celebre bambola con un apparecchio acustico retroauricolare. Assieme al primo Ken con la vitiligine.

Un importante passo avanti e una scelta non scontata, quella del marchio, che sceglie di allontanarsi sempre più dalla canonica identità della bambola, per esplorare nuovi orizzonti e rappresentare altre realtà.
Argomento che abbiamo approfondito anche all’interno di uno degli episodi del nostro 🎧podcast Weekly News.
L’inclusività di Barbie, però, non si ferma qui. In occasione del 50esimo compleanno di Laverne Cox, attrice e attivista statunitense, Barbie ha lanciato la prima Barbie transgender della storia.

Queste, le parole dell’attrice:
“Non vedo l’ora che i fan trovino la mia bambola sugli scaffali e abbiano l’opportunità di aggiungere alla loro collezione una Barbie ispirata a una persona transgender.”

Ma perché Barbie è inclusiva?
Da svariati anni, ormai, Barbie è diventata un modello educativo per i più piccoli, sensibilizzando il proprio pubblico alla diversità e ad accettare ciò che sembra essere lontano dal comune.
Barbie ha un grande potere: tante, tantissime bambine sognano almeno una volta di giocare con una bambola che abbia il loro aspetto, incarnato o taglia. Ed essere inclusivi permette di tradurre in realtà i sogni e i desideri del proprio target.
Ecco perché nell’universo Barbie le bambole puntano a rappresentare ogni bambina, o almeno, ci provano.

Infatti, per chi è sempre stato percepito come diverso agli occhi del resto del mondo, sentirsi integrati e rappresentati è fondamentale per sperare in un futuro migliore. E questo, Barbie l’ha capito bene.
A tal proposito, Lisa McKnight – Executive Vice President and Global Head of Barbie & Dolls – ha spiegato:
” Barbie crede fermamente nel potere della rappresentazione e noi, in qualità di linea di bambole più inclusiva del mercato, ci impegniamo a continuare a introdurre bambole con una varietà di tonalità della pelle, forme del corpo e disabilità capaci di riflettere le diversità che i bambini vedono nel mondo che li circonda.”
Prosegue:
” Ci dedichiamo a riflettere una visione multidimensionale della bellezza e della moda nelle nostre bambole. È importante che i bambini si vedano riflessi nel prodotto e che allo stesso tempo siano incoraggiati a giocare anche con bambole che non gli assomiglino per aiutarli a capire e celebrare l’importanza dell’inclusione”
Infine, in occasione del tributo a Laverne Cox, Barbie ha effettuato una donazione per TransFamily Support Services, organizzazione no-profit che aiuta persone transessuali e le loro famiglie, sostenendo che “tutti meritano di sentirsi al sicuro, rappresentati e celebrati per ciò che sono”

Tra Calvin Klein e Lacoste: le campagne pubblicitarie inclusive
La campagna ‘This is Love’ di Calvin Klein
In occasione del mese del Pride – ricorrenza fondamentale in cui si celebra l’orgoglio della comunità LGBTQIA+ e che si svolge per tutto giugno – Calvin Klein ha lanciato la nuova campagna ‘This is Love’.
Si tratta di una campagna che celebra l’amore in svariate forme: 11 famiglie, composte da persone queer, omosessuali e transessuali, sono il nuovo volto Calvin Klein e raccontano la loro normalità, il loro concetto di amore e di famiglia.

La ‘naturalezza’ firmata Calvin Klein
Questo non è il primo caso di campagna pubblicitaria che celebra l’inclusività per il brand: nell’ultimo anno, infatti, Calvin Klein si è impegnata a promuovere la bellezza della naturalezza e l’importanza di rappresentare corpi tra loro diversi e speciali, ognuno a proprio modo.
Essere inclusivi significa porre attenzione a tutti, nessuno escluso: ecco che gli standard estetici vengono rigettati, e i muri degli stereotipi eliminati.
Per la promozione dell’intimo firmato Calvin Klein, il mese scorso è stata pubblicata una foto sulla pagina instagram del brand che celebra la diversità dei corpi di varie donne con la descrizione “Hello, meet Naturals…”

L’immagine in questione è una chiara dimostrazione di come il marchio Calvin Klein non voglia targhetizzare i propri prodotti o associarli ad una determinata fisicità, facendo passare un messaggio: tutti possono indossare Calvin Klein, tutti possono essere Calvin Klein. Perché il brand ricerca la naturalezza, ed essa è in ognuno di noi.

Anche l’8 maggio, in occasione della giornata internazionale dedicata alla mamma, Calvin Klein sui suoi social ha pubblicato vari scatti a supporto di alcune mamme, in tutto il mondo. Tra le varie, spicca un’immagine che ritrae Roberto Bete e Erika Fernandes: Roberto è un uomo transgender che sta portando avanti una gravidanza, frutto dell’amore della coppia.

Dare voce a numerose realtà è fondamentale per il brand, che intende il concetto di inclusione come strumento per celebrare e valorizzare la diversità.
Lacoste nella campagna ‘Incontri inaspettati’
La nuova campagna pubblicitaria Lacoste è proprio per tutti: il tema è ‘Incontri inaspettati‘ e mostra come persone apparentemente diverse e lontane tra loro siano più legate di quanto si aspettino grazie al coccodrillo, l’iconico simbolo del brand.
Gli indumenti Lacoste uniscono. Eliminano la lontananza per creare vicinanza e unione.
Questo è lo spirito della nuova campagna. Ognuno dei protagonisti si sente bene nel vestire il coccodrillo.
Un capo d’abbigliamento targato Lacoste diventa, così, motivo di unione, e permette di esprimere il proprio stile. Un incontro tra culture, generazioni e stili differenti che diventa possibile.
Tra i protagonisti della campagna in questione, un ragazzo giovane ed una donna anziana, le cui vite si incrociano per un attimo al mare grazie al marchio del coccodrillo.
Nel mondo Lacoste non ci sono differenze, non ci sono distinzioni. Ma regna l’inclusività.
Tutti possono indossare lo storico coccodrillo.

L’inclusività in passerella: tra Fendace e Louis Vuitton
Oggi l’inclusività si riflette anche nell’industria della moda, che sta abbandonando sempre più gli standard canonici che hanno da sempre accompagnato l’immaginario di modelli e modelle in passerella. E un ruolo chiave nel rendere l’industria più inclusiva è stato svolto da Louis Vuitton e Fendace.
Le modelle plus-size in Fendace
La collezione Fendace nasce dalla collaborazione tra due pietre miliari del mondo della moda, Fendi e Versace, che si uniscono – grazie alla creatività e al talento dei corrispettivi direttori artistici – in un binomio di classe e bellezza insuperabile.
Queste, le parole di Donatella Versace:
” È la prima volta nella storia della moda: due designer che hanno un vero dialogo creativo che nasce dal rispetto e dall’amicizia. Ci ha portato a scambiarci i ruoli per creare queste due collezioni. ”
Alla sfilata Fendace, tenutasi nello storico Palazzo Versace di Milano lo scorso settembre a conclusione della Fashion Week 2022, ha preso parte un cast di top model celebri in tutto il mondo. Tra le tante, a lasciare il segno sono state Paloma Elsesser e Precious Lee.
Entrambe modelle plus size, che stanno rivoluzionando il mondo delle passerelle con il loro fascino disarmante, diventando un simbolo di un nuovo modo di intendere la moda.
Una moda più inclusiva, un’industria che si apre ad accettare nuove fisicità e a celebrarle con orgoglio e senza pregiudizi.

Se vuoi approfondire la collab dal punto di vista marketing ti lasciamo ad un post dedicato proprio all’analisi del nuovo modo di collaborare tra maison di moda 👇🏻
Louis Vuitton e la disabilità in passerella
Se Fendace ha puntato sul donare un messaggio di body positivity con lo scopo di celebrare corpi con taglie diverse, Louis Vuitton ha scelto di includere sulla scena la disabilità.
In occasione della sfilata tenutasi a San Diego, California, lo scorso 12 maggio, Nicolas Ghesquière – direttore artistico del brand – ha voluto celebrare la bellezza della disabilità tramite il volto della modella Lauren Wasser.

Lauren Wasser è la nuova promessa della moda.
La sua tragica storia, segnata dalla perdita di entrambe le gambe a causa della sindrome da shock tossico in seguito all’utilizzo di un tampone vaginale, sta diventando per lei uno strumento di forza.
La ragazza dalle gambe d’oro si sta riscattando e facendo strada nell’industria della moda e nel mondo delle sfilate. Come? Grazie alla sua unicità.
Unicità che Luis Vuitton ha scelto di sottolineare, mettere in luce e celebrare.
L’inclusività all’italiana con Chiara Ferragni
Anche l’influencer e imprenditrice Chiara Ferragni rientra nella lista di chi celebra l’inclusività attraverso il suo brand Chiara Ferragni Brand.
A febbraio, in occasione di San Valentino, un nuovo progetto è stato lanciato dal brand insieme ad Arcigay Milano. Un modo per esaltare l’amore inclusivo ed egualitario, che non conosce barriere e che si basa sulla libertà e sull’amare indipendentemente dal genere.
La campagna nasce per sostenere la comunità LGBTQIA+ e per sottolineare l’importanza di poter amare fieramente e senza etichette.
Contestualmente al lancio della campagna, il brand ha donato una somma di denaro atto a sovvenzionare il progetto scuola del CIG Arcigay Milano, storica associazione LGBTQIA+ della città.
Infine ecco che a giugno, in occasione del mese dedicato al Pride, agli accessori del marchio si aggiunge la nuova collana ‘True Love‘ che riprende l’arcobaleno di colori dell’orgoglio gay. Dove acquistando un pezzo della collezione sarà possibile sostenere il progetto scuola dell’Arcigay, che si impegna ad educare ragazzi e ragazze delle scuole medie all’inclusività e a creare un ambiente scolastico sereno in cui potersi esprimere liberamente.

Un messaggio significativo ed uno scopo nobile accompagnano questa campagna: la sensibilizzazione dei più giovani.
Perché è importante Chiara Ferragni per l’inclusività?
Chiara, influencer che vanta milioni e milioni di followers, da sempre si batte a favore dell’inclusione e della libertà, contro i pregiudizi e l’omotransfobia.

E’ ben consapevole del suo impatto a livello pubblico e sociale e del potere che ha.
Il suo pensiero e le sue azioni possono influenzare il pubblico, e sfrutta ciò nel modo giusto, valorizzando le cause in cui crede.
In un mondo, in cui molti brand sposano delle cause solo per marketing e per un fine meramente economico, serve qualcuno che ha davvero a cuore alcune battaglie. E quel qualcuno è, tra i vari, Chiara Ferragni.
Infatti, tanti sono i marchi che nel mese di giugno usano loghi arcobaleno per vendere di più dando l’illusione di trattare tematiche sociali. Ma pochi sono davvero inclusivi. Giocano sull’argomento solo perché è in tendenza.
Infatti ne abbiamo parlato proprio in un post dedicato all’argomento su Instagram 👇🏻
Così, è nato il cosiddetto fenomeno del Rainbow Washing, conseguenza di una società che sfrutta tematiche importanti semplicemente per un fine egoistico.
Chiara Ferragni, invece, rende credibile la posizione e gli ideali del suo brand. Aiuta in forma economica un’associazione a favore delle persone LGBTQIA+ e questo fa di Chiara Ferragni Brand un marchio inclusivo e realmente schierato a favore dell’uguaglianza.
Conclusione
In sistesi, i brand scelgono di celebrare l’inclusività in diversi modi.
C’è chi ponendo attenzione sull’importanza di rappresentare la disabilità. Chi promuovendo l’accettazione di vari corpi e la bellezza della loro diversità. Chi schierandosi in merito a tematiche importanti, come bullismo e omotransfobia, per difendere il diritto alla libertà e all’amore indipendentemente dal genere.
Ma tutti con il medesimo obiettivo: eliminare le differenze, avvicinare le diversità, creare uguaglianza e inclusione.
