Pazienza e social media: intervista a Raffaele Gaito

Analizziamo il rapporto tra pazienza e social media management attraverso un'intervista a Raffaele Gaito, growth coach, autore e blogger.
Intervista a Raffaele Gaito sul rapporto pazienza e social media management

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Introduzione

Non si nasce social media manager, e spesso neanche pazienti e in entrambi i casi non ci si improvvisa come tali.

Eppure, tra pazienza e social media management è un matrimonio che “s’ha da fare” con buona pace del povero Don Abbondio.

Ma la pazienza e il social media management sono davvero promessi sposi?

Chi lavora in ambito digital conosce quanto questa virtù sia indispensabile sia nel rapporto con i clienti che con gli strumenti del mestiere. Una modifica improvvisa richiesta, un account bloccato, l’assistenza di facebook che non risponde, insomma o si diventa pazienti oppure si rischia di esaurirsi.

Con questo contributo non ci vogliamo soffermare sulla pazienza come attitudine a tollerare, fondamentale certo, ma non esaustiva nello spiegare questa fondamentale soft skill. Analizziamo la pazienza intesa come visione di lungo periodo e amore per il processo, come forza costante che lentamente procede, ineluttabile nel suo progredire.

l'arte della pazienza

Per farlo intervistiamo uno che di pazienza se ne intende, Raffaele Gaito.

Raffaele Gaito è un autore, uno speaker, un growth coach e un blogger che da anni porta avanti un progetto di divulgazione che fa della sperimentazione e della pazienza i suoi capisaldi.

Investighiamo con lui il rapporto tra pazienza e social media management.

Di seguito una carrellata di domande a cui Raffaele ha gentilmente risposto reduce dalla sua ultima avventura autoriale con “L’arte della pazienza” edito da FrancoAngeli.

Quanto è importante la pazienza per un social media manager?

Credo che in linea di massima la pazienza sia una qualità necessaria un po’ in tutti i lavori.

Ma questa cosa vale ancora di più per quei lavori dove i risultati si vedono nel lungo periodo e che hanno una forte dose di pianificazione. Il social media manager è proprio una figura professionale che ricade in questa categoria.

Sia che gestisci i tuoi social che quelli di un tuo cliente, è impensabile pensare di fare grandi risultati nell’immediato. Bisogna ragionare con la logica dell’investimento: inizio oggi per vedere i risultati tra qualche anno.

Pazienza e social

La pazienza come amore per il processo. Di cosa si deve innamorare un social media manager?

Nel mio libro spesso lego la pazienza alla costanza e quindi all’amore per il processo. Per me l’amore per il processo significa appassionarsi al quotidiano, a quei piccoli passi che ogni giorno fai verso un obiettivo più grande.

Significa puntare ai piccoli risultati perché sommati daranno un grande risultato. Calato nel contesto di un social media manager questo si traduce in voglia di sperimentare con i contenuti, i canali, i formati, il tono di voce e chi più ne ha più ne metta.

Ascoltando il proprio pubblico e capendo come poter creare valore per loro giorno dopo giorno, contenuto dopo contenuto.

In cosa un social media manager deve essere impaziente, cioè avere una logica di breve periodo?

Secondo me la chiave di questo bilanciamento è essere pazienti nel lungo periodo e impazienti nel breve.

Avere da un lato la visione e dall’altro la costanza. Significa sapere dove stai andando, ma sapere come ci arriverai. Il lungo periodo è il dove, il breve periodo è il come. Su quest’ultimo non c’è nulla di male nell’essere rapidi. Anzi, nella sperimentazione (altro tema che cito spesso nel libro) la velocità è fondamentale.

L’importante è non confondere la velocità del mezzo con quella del fine.

Il piano editoriale è una corsa da 100 metri o una maratona?

In parte ho già risposto nelle domande precedenti: è decisamente una maratona. Non lasciamoci abbindolare da storie di successo immediato. Nella maggior parte dei casi sono false o parziali.

Chi lavora con i contenuti lo sa benissimo: i risultati si vedono nel lungo periodo. E quindi la costanza fa tutta la differenza di questo mondo. A iniziare sono tutti bravi, ad essere costanti è un altro paio di maniche.

Simon Sinek vede nella mancanza della pazienza un problema generazionale. In un’intervista per Insidequest ha definito i Millennials una generazione impaziente, e per questo insoddisfatta. Quali sono, a tuo avviso, i target in termini di età più pazienti?

Io sono molto d’accordo con Sinek su questo punto.

Anzi, si può dire che quel talk sia stato una delle influenze maggiori per me negli ultimi anni, un po’ in tutti i miei lavori, inclusa la scrittura del libro L’arte della pazienza. Io non ne faccio tanto una questione generazionale, anche se i dati parlano chiaro: i giovanissimi vivono grossi disagi e problematiche legate a questi temi.

Per me il punto della questione è: non c’è bisogno di nascere pazienti, tutti lo possono diventare. Se entriamo in quest’ottica allora ci rendiamo conto che è nostra responsabilità “allenare” la nostra pazienza.

Come può un social media manager allenare la pazienza nella sua professione?

La pazienza si allena un passettino per volta, giorno dopo giorno, nelle piccole cose. Significa evitare le scorciatoie, non dare peso alle metriche di vanità, non soffermarsi su trucchetti e sotterfugi. È un grosso lavoro di abitudini e le abitudini non si cambiano dalla mattina alla sera.

Tocca fare un lavoro piccolo e costante, quotidianamente, fino a che certe cose non diventino degli automatismi.

Il social media manager è una di quelle figure che può essere soggetta a burnout, credi che allenare la pazienza possa prevenire questa possibilità?

Burnout, esaurimento

Assolutamente sì!

Anzi, nel libro L’arte della pazienza racconto la mia esperienza di burnout di qualche anno fa. È stato uno dei momenti più difficili della mia vita. E prendo spunto da quell’episodio per raccontare come ho affrontato quel momento, come l’ho gestito e come l’ho superato.

Purtroppo, chi lavora in questo mondo è frequentemente esposto a questa possibilità, lo vedo con cari amici, colleghi e conoscenti del mondo digital. È arrivato il momento di parlarne apertamente e di capire come uscirne.

Oltre alla pazienza, quale altra soft skill è fondamentale per un social media manager?

Direi decisamente la costanza, che citavo già in un’altra risposta sopra.

Sono due skill che vanno di pari passo: paziente nel lungo periodo e costante nel breve periodo. Nel caso ideale creano un circolo virtuoso che si autoalimenta.

Nel suo famoso discorso, Steve Jobs disse: “Non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire”. Nella carriera di Raffaele Gaito la pazienza ha aiutato a creare quei puntini oppure a collegarli?

Oggi, dopo molti anni, sto iniziando a collegare i puntini. Ma credo di essere ancora molto lontano dal vedere la figura finale.

Conclusione

Grazie agli spunti di Raffaele possiamo tornare a ragionare alla pazienza come soft skill fondamentale nel lavoro e nella vita. Possiamo mettere nuovamente al centro l’essere umano.

Ogni social media manager deve saper sviluppare una lucidità nei confronti del contesto frenetico del digital, altrimenti rischia di esserne risucchiato.

Dal delirio di onnipotenza al sentirci vittima della sindrome dell’impostore il passo è breve e mantenere ben salda la barra ci aiuta a non distogliere gli occhi dal traguardo.

Bisogna avere fede nel percorso, non cercare scorciatoie e ammettere quando si sbaglia, perché il mondo digital è fatto di test e solo avendo il coraggio di correggere il tiro possiamo raggiungere i risultati attesi.

Pazienza come perseveranza, nello studio delle novità, nell’applicazione, nell’attesa di raggiungere i risultati. Impazienza nel quotidiano per fare sempre quel piccolo passo che alla fine è amore per il processo.

Non si tratta più di aspettare “Godot”, si tratta di andargli incontro fiduciosi perché prima o poi nel cammino lo incontreremo.

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