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Qualora tu non conoscessi Too Good To Go ti invitiamo in primis a scaricare la loro app ed utilizzarla almeno una volta e poi a leggere questa preziosa intervista di Rebecca Rege, social media manager presso Too Good To Go Italia.
L’applicazione è stata fondata nel 2015 a Copenaghen per evitare che l’ennesimo pasto dopo un buffet finisse nella spazzatura.
Dalla capitale della Danimarca, l’idea si è diffusa velocemente fino ad arrivare in Francia, Norvegia e nel Regno Unito e in molti altri paesi Europei come Polonia, Austria, Svizzera, Portogallo, Belgio, Italia e Olanda.
La logica alla base di Too Good To Go è semplice: mettere in contatto i consumatori con piccole e grandi attività o aziende i cui prodotti rimarrebbero altrimenti invenduti e poi smaltiti.
Perché abbiamo scelto Too Good To Go?

Amiamo TooGoodToGo perché è riuscita a costruire la propria strategia offrendo una soluzione “win-win-win” per tutti i fruitori di questa applicazione.
- Ha consentito agli esercenti di guadagnare sul cibo che altrimenti sarebbe stato buttato via, raggiungendo una nuova clientele e dimostrandosi agli occhi di quest’ultima un’attività attenta agli sprechi alimentari e alla sostenibilità ambientale.
- Permette ai consumatori di avere accesso ad alimenti ad un prezzo ragionevole evitando lo spreco alimentare.
- Sostiene i benchmark stessi che partecipano attivamente al sostegno della start-up attraverso finanziamenti e collaborazioni in termini di notorietà.
L’intervista: lavorare per Too Good To Go
Raccontaci un po’ di te: come hai iniziato e come sei arrivata a collaborare con il Brand To oGood To Go?
Dopo essermi laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità a Milano, mi sono subito buttata nel meraviglioso mondo delle agenzie digital, dove ho avuto modo fin da subito di lavorare su progetti di grandi brand di tante industry diverse.
Dopo circa tre anni di agenzie e tante attività digital molto diverse tra loro, ho realizzato che i progetti che in assoluto mi entusiasmavano di più erano proprio quelli in ambito social, dalla strategia, al contenuto a tutto quello che possiamo definire come Influencer Marketing.
Da sempre appassionata di sostenibilità, ricordo perfettamente la prima volta che ho sentito parlare di Too Good To Go! Mi è davvero sembrata l’idea più innovativa che avessi mai sentito e non nascondo che appena ho visto la posizione aperta su Linkedin mi è sembrato proprio destino.
Come ti senti a lavorare e rappresentare una realtà così innovativa come Too Good To Go?

Too Good To Go è una realtà estremamente stimolante proprio perché è un progetto in grande e continuo sviluppo. Ogni giorno si può godere della soddisfazione di vedere arrivare i risultati del lavoro di tutto il team, che è molto giovane e ha una grande voglia di innovare e migliorare sempre di più questo progetto.
La mission alla base dell’azienda è davvero il motore di tutto e cercare di avvicinare le persone ad una tematica che a primo impatto risulta molto distante e, diciamocelo, non troppo “cool”. È molto entusiasmante, soprattutto quando si riesce a vedere nero su bianco l’impegno di sempre più persone nell’approcciarsi al tema e nel combattere contro gli sprechi alimentari.
La strategia

Parlando di social media strategy, come riassumeresti la strategia adottata da Too Good To Go sui social?
In costante evoluzione.
Sono convinta che quando si parla di social media, un fattore da tenere sempre bene a mente è la sensibilità: sensibilità nei confronti delle sempre nuove necessità e inclinazioni di una community che cresce ogni giorno di
più.
Ascoltare i feedback e le richieste della nostra fanbase e dei nostri utenti è fondamentale. Non esiste un contenuto che funzioni oggi e che sappiamo con certezza funzionerà domani, proprio perché il mondo (social e non) cambia molto rapidamente.
Capire di quali informazioni e di quali linguaggi ha bisogno per abbracciare un tema così sfaccettato come lo spreco alimentare e fare propria la nostra mission è la chiave.
Il tone of voice sicuramente ha un ruolo centrale all’interno della nostra comunicazione social. Spesso temi di sostenibilità vengono caricati di tantissimo “dramma” cosa che non fa altro che allontanare le persone da un problema che sembra TROPPO grande o TROPPO irrimediabile.
Noi parliamo come se dovessimo raccontare al nostro migliore amico il fenomeno dello spreco alimentare con l’obiettivo di fargli capire che non si tratta di un problema troppo grande per essere affrontato, ma anzi spiegando in modo molto onesto la realtà dei fatti e allo stesso tempo offrendo una vastissima gamma di soluzioni per agire concretamente nella vita di tutti i giorni.
In che modo organizzate il Piano Editoriale sui social media?
In linea generale abbiamo un Piano Editoriale popolato da format che hanno obiettivi molto diversi.
Ci sono contenuti completamente dedicati ad informare in modo molto concreto le persone sul fenomeno, contenuti dedicati a dare tips e consigli per modificare le proprie abitudini quotidiane in un’ottica più sostenibile, contenuti in forma di info-tainment, contenuti dedicati ad ingaggiare e a interagire con la community e altri dedicati a tenerli costantemente informati rispetto al nostro business e ai nostri risultati.
Il nostro Piano Editoriale è a tutti gli effetti un mosaico estremamente fluido di contenuti guidati proprio dagli utenti e dalla forte volontà di costruire un forte legame con il tema dello spreco prima ancora che con il brand Too Good To Go.
Nel corso dell’anno, all’interno del nostro Piano Editoriale integriamo inoltre dei momenti chiave di Campagna dove definiamo un obiettivo specifico, che sia più legato ad un tema di sensibilizzazione oppure al nostro business.
Andiamo così a strutturare un PED ad hoc che includa tutti i nostri canali, in modo da focalizzare tutta l’attenzione sul messaggio che vogliamo esplodere, assicurarci di massimizzarne l’impatto e permettendo così agli utenti di approfondire una tematica e prendere consapevolezza a 360°.
I contenuti e la community di Too Good To Go
Da dove prendete ispirazione per la creazione dei contenuti di TooGoodToGo?
La risposta giusta sarebbe “da tutto”, proprio perché lo spreco alimentare è un tema molto esteso che riguarda tutti e che si sviluppa in tantissime fasi e momenti.
La verità è che cerchiamo di raccogliere ogni giorno insights utilissimi dalla nostra community che è sempre molto attiva e creativa. Dalle loro domande, dubbi, proposte e suggerimenti parte un ampio lavoro di ricerca che ha come obiettivo proprio quello di abbattere le barriere tra le persone e il brand e tra le persone e lo spreco alimentare.
Allo stesso modo, monitoriamo molto da vicino i trend social del momento per riuscire a tradurre i concetti in un linguaggio funzionale.
Spesso quando si parla di certi temi viene introdotto il concetto di “insegnamento” dall’alto verso il basso e questo è un grosso limite alla comunicazione in questo ambito.
Noi cerchiamo di allontanarci proprio da questo modus operandi creando uno spazio social e dei contenuti dove le persone si sentano libere di esprimere le loro curiosità e consigli, ma anche i loro dubbi, permettendo così la costruzione di un rapporto peer-to-peer tra brand e utenti che insieme insegnano e insieme imparano.
Quanto è centrale il ruolo della community e delle persone che vi seguono sui vari touchpoints?

Come si sarà ormai capito, è un ruolo assolutamente centrale. Il nostro ecosistema social vive e si nutre costantemente del rapporto con la nostra community.
In questo senso, anche tutte le attività di Influencer Marketing che portiamo avanti ci permettono di entrare in contatto con persone sempre molto diverse e che sono in grado di interpretare e tradurre questo tema in un linguaggio sempre nuovo e fresco, creando così un network di persone in grado non solo di affezionarsi al brand, ma anche di impegnarsi realmente nei confronti di questo tema.
In che modo riuscite ad integrare una strategia transmediale cercando di portare contenuti differenti per tutte le piattaforme in cui siete presenti (pagine social, blog e app)?
Naturalmente ogni media ha uno scopo diverso, ma cerchiamo sempre di mantenere uno stretto legame tra tutti i touchpoint, costruendo a tutti gli effetti una journey in cui l’utente abbia la capacità di entrare in contatto diretto con noi, raccogliere informazioni e scoprire nel dettaglio chi siamo e cosa facciamo per infine scegliere se e in che modo attivarsi ed agire concretamente insieme a noi.
Inoltre, ogni media per noi è una forte leva strategica per potenziarne un altro. Cerchiamo di mantenerli tutti connessi all’interno di un ecosistema digital virtuoso che non disorienti mai l’utente, ma anzi gli consenta di approfondire a più livelli i contenuti e di intervenire nella modalità che preferisce.
Avere sempre ben in testa perché stiamo parlando di un certo argomento e perché stiamo utilizzando un media piuttosto che un altro è la cosa che ci aiuta a mantenere una comunicazione coerente, ma che riesca a essere anche molto orientata agli obiettivi.
I consigli di Rebecca per un piano editoriale efficace
Una delle difficoltà più grandi quando si parla di social media marketing è impostare un Piano Editoriale coerente, sincronico e orientato agli obiettivi. Quali sono i tre consigli che daresti per realizzare un Piano Editoriale efficace ed efficiente?
Sicuramente sarebbero:
CHIEDITI SEMPRE COSA VUOI OTTENERE
Nel nostro caso la mission è molto forte e chiara, ma la nostra fanbase non è popolata solo da persone appassionate sul tema del cibo e dello spreco alimentare.
Ogni canale parla secondo modalità diverse e con persone diverse che agiscono in modo diverso. Per questo motivo, è necessario chiedersi sempre il perché e il senso di produrre un contenuto e qual è l’obiettivo che ci si vuole portare dietro. Creare contenuti con il solo scopo di popolare il proprio Piano Editoriale non è funzionale né per gli utenti né per il brand.
Realizzare invece contenuti con chiari obiettivi alla base aiuta innanzitutto a interpretare in un secondo momento in modo più efficace i risultati ottenuti e a generare valore per chi si approccia alla nostra comunicazione e ai nostri key-messages.
ASCOLTA LA TUA COMMUNITY
Aggiungerei anche: con estrema umiltà.
È inutile incaponirsi con un tipo di contenuto, rigirarlo in mille modi diversi per poi ottenere gli stessi risultati. Le persone sui social mandano segnali molto chiari in merito a quello di cui hanno bisogno e a come vogliono accedere a certe informazioni.
Fingere che la loro opinione non esista, non porta da nessuna parte. Al contrario, analizzare e interpretare nel modo giusto tutti gli stimoli esterni che si ricevono è la chiave per creare un Piano Editoriale in forte connessione con il proprio target e non scollegato dalla realtà.
NON LIMITARTI
Uno dei grossi vantaggi del mondo social è proprio la libertà di poter sperimentare ogni giorno con qualcosa di nuovo e ricevere un feedback immediato. Se qualcosa ha funzionato o meno è molto evidente. Andare sempre sul sicuro può essere molto rassicurante, ma spesso è un grosso limite.
Sperimentare con contenuti nuovi, format nuovi, ambassador sempre diversi, linguaggi e modalità differenti, oltre ad essere più divertente, è davvero un’occasione d’oro per aprire nuove occasioni di comunicazione con un target più ampio e per discostarsi dalla costruzione di un Piano Editoriale standard.
Definire un Piano Editoriale coerente non significa che debba essere costruito sempre uguale a se stesso e sempre attraverso gli stessi strumenti. La coerenza nella maggior parte dei casi deriva dalla propria mission e dai propri obiettivi, non dalla forma.

Conclusioni
Ringraziamo moltissimo Rebecca per aver dedicato il suo tempo a rispondere a queste domande in modo così esaustivo.
Fare social media management richiede tempo, costanza e dedizione, ma – soprattutto – una visionarietà che permette di guardare oltre il semplice core product e spaziare su argomenti trasversali e contingenti al brand stesso.
Come ha più volte sottolineato Rebecca, le persone hanno un ruolo centrale nella definizione degli assets di una strategia comunicativa e per questo motivo devono essere presi in considerazione per portare costantemente valore al brand.
Quando si imposta un nuovo Piano Editoriale bisogna considerare un insieme di elementi – più o meno vicini – all’architettura del brand in questione così da creare un sistema sincronico posizionato su più touchpoints.
E questo Too Good To Go lo sta facendo molto bene!