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Anche se l’atmosfera di San Valentino è ormai passata, non possiamo fare a meno di pensare all’amore.
Allora perché non parlarne in termini di marketing un po’ più nello specifico?
Quando t’innamori di una persona non fai altro che pensare a lei e se potessi non passeresti più di un giorno senza incontrarla. Ma non succede la stessa cosa con i prodotti e i servizi delle aziende del cuore?
Pensiamoci su:
Passeresti due giorni senza WhatsApp o senza mettere la crema idratante preferita sul viso? No, vero?
Questo succede perché le aziende sono riuscite a farti innamorare di loro rendendosi, necessarie dentro la tua routine, grazie a un trigger.
Ma come è possibile? Scopriamoli insieme, seguimi!
Trigger Marketing: cos’è e come funziona
Il termine inglese “trigger”, tradotto in italiano significa “innesco”.
La funzione principale di questa parola nelle strategie di marketing è creare un gancio per gli utenti, trascinandoli in una reazione a catena col fine ultimo di fidelizzarli.
Di conseguenza, il principale obiettivo aziendale è aumentare il numero di conversioni e di clienti, offrendo un prodotto o servizio di qualità che risponda perfettamente ai bisogni del target di riferimento.
Ma attenzione, non basta creare un solo trigger, ma una serie di ganci che spingono il cliente verso una serie di azioni, che con il tempo diventino abitudini.

Capiamoci meglio usando una metafora:
“Le abitudini sono come perle, nascono dall’accumulo di azioni ovvero l’unione di molteplici strati di materiale, chiamato madreperla.”
Ma da cosa ha origine questo processo?
Semplice, “l’arrivo di un fattore d’irritazione, come un granello di sabbia, così che l’ostrica si attivi e inizi a ricoprire l’invasore con strati di un rivestimento luccicante, dando vita alla perla.”
I numerosi trigger delle aziende, quindi, entrano nelle nostre vite, come il granello, guidandoci a compiere determinate azioni, che nel lungo periodo portano alla nascita di un’abitudine fondata sul prodotto o servizio di una determinata azienda.
Trigger marketing: categorie
I trigger nella strategia di marketing si possono distinguere in due categorie:
1) Trigger esterni:
Le tecnologie che formano abitudini iniziano il loro processo da un semplice “invito all’azione” (Call To Action) e pian piano indirizzano il comportamento degli utenti verso il proprio obiettivo.
Per questo “gli esterni” sono dotati d’informazioni chiare e precise verso la prossima azione da compiere.

Essi possono essere:
- Relazionali: una persona consiglia a un’altra un prodotto o un servizio, mediante un comune “passaparola”, costituendo un antico invito all’azione, altamente efficace.
- A pagamento: cattura l’attenzione dell’utente acquistando uno spazio pubblicitario online o offline.
- Guadagnati: il cliente scopre il brand attraverso una tag da parte di un blog o in un video su YouTube o la classifica di App Store.
- Proprietà: essi occupano un pezzo di spazio nell’ambiente dell’utente, soltanto dopo la sua approvazione. Ad esempio, l’iscrizione a una new-sletter sollecita un coinvolgimento ripetuto, fino a che non s’instaura un’abitudine. Tu utente sai che ogni fine mese ti arriva la new-sletter super interessante, ad esempio di Marketing Espresso (Modulo Newsletter Academy – Marketing Espresso (marketing-espresso.com), e di conseguenza l’aspetterai e ti farei mensilmente coinvolgere.
I Trigger esterni sono solo il primo passo della strategia. In quanto dopo che l’utente è indirizzato a compiere i primi step del percorso nel modello del gancio della strategia di trigger marketing, si mira a fargli trovare spazio per il tuo brand nella sua routine in maniera costante.
Insomma, è il momento delle migliori frecce di Cupido!
2) Trigger interni:
Essi si manifestano in automatico nella nostra mente, in quanto il prodotto o servizio dell’azienda si lega a una nostra emozione o pensiero.
Tu in questo momento sei dentro un Trigger interno?

Scopriamolo insieme con un esempio:
“Un giorno, attraverso un trigger esterno relazionale, un tuo amico ti ha fatto scoprire Instagram, l’app in cui puoi condividere momenti della tua giornata e creare relazioni. Scaricata l’app attraverso le notifiche della stessa, che ti consigliavano un post interessante, ci entravi molte volte al giorno. Finché l’azienda è riuscita a farti innamorare, ovvero si è legata alla tua routine stimolando le tue emozioni. Adesso ci entri in modo automatico ogni paio di ore.
Sei triste o ti senti solo?
Ci pensa Instagram a fungere da antidolorifico per mitigare le tue emozioni negative, entra nell’app e guarda video di gattini carini o partecipa e interagisci in una diretta per esorcizzare la solitudine. Il discorso vale anche per le emozioni positive: ti sei laureato, allora dai entra su Instagram e condividi con i tuoi amici il traguardo!”
Ti riconosci?
Ecco questo è un perfetto esempio di trigger interno. Rendere il prodotto o il servizio aziendale al servizio delle emozioni dell’utente, soddisfacendo un bisogno specifico nell’arco della giornata. Così che alla fine lui svolga l’azione in automatico senza bisogno di un gancio.
Conclusione
Eh bene si caro lettore, t’innamori più spesso di quanto non ti saresti immaginato.
Ricorda: “le aziende non aspettano San Valentino per corteggiarti e regalarti ciò che desideri!”
Ma aspetta, non vediamo questa strategia solo in negativo, credendo sia una sorta di manipolazione.
Ad esempio, senza Instagram avesti mai conosciuto il tuo migliore amico o saresti mai entrato in contatto con una persona di un altro paese facilmente, o sapresti cosa fa Chiara Ferragni h24?
Il segreto sta nell’usare questa strategia per offrire in cambio dell’amore del cliente qualcosa di valore in modo etico, quindi stare lontano dai “dark pattern”. Anche perché sappiamo bene quanto un cliente indignato possa essere pericoloso.
Se vuoi approfondire la tematica del “trigger marketing” ti consiglio il libro: Amazon.it: Creare prodotti e servizi per catturare i clienti (Hooked) – 1 – Eyal, Nir, Sala, V. B. – Libri
Buon San Valentino !