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Introduzione
Marco Montemagno, meglio conosciuto dai suoi followers come lo zio “Monty”, è reduce dalla sua ultima avventura autoriale con “Tutto Montemagno” edito da Mondadori.
Si tratta di un libro-bussola, un vademecum per dissipare le contraddizioni di una giungla intrigata come è ad oggi il mondo del lavoro.
Ciò che valeva fino a poco tempo fa oggigiorno non è più valido. Reinventarsi e flessibilità sono le parole chiave con cui Marco Montemagno ci accompagna in un percorso fatto di step e competenze il cui unico obiettivo è dare una visione a 360 gradi delle complessità attuali .
Chi meglio di lui può aiutarci a toglierci il paraocchi?
Non potevamo non sfruttare la sua esperienza e la sua capacità di lettura dei cambiamenti.
Nasce così l’intervista da cui emergono spunti umani e godibili. Tra ironia e schiettezza vi è la persona che si racconta dietro al personaggio, consigli ed esperienze che ogni marketer dovrebbe fare propri.
Di seguito tutta la nostra chiacchierata divisa per temi.

Mentalità imprenditoriale
Un marketer deve sviluppare una mentalità imprenditoriale? Quali doti di mindset dovrebbe sviluppare un marketer?
Un aspetto importante è che se tu non hai mai fatto una tua attività, quando parli di comunicazione sei molto limitato. Vedi solo un piccolo pezzetto.
Ad esempio potrei pormi la domanda: “Come faccio a promuovere un libro?”
Ci sono tanti elementi all’interno dell’azienda, ma devo pensare: “Quali sono le persone collegate se faccio una certa iniziativa?” o “Quali sono i meccanismi che si devono muovere per una certa attività?”
Un esempio pratico è se voglio fare un concorso per promuovere il libro. In Italia ho bisogno di stilare un regolamento, chiamare un notaio ed almeno tre settimane di tempo per avere l’ok, a meno di non pagare le varie multe.
Quindi l’idea non si manifesta da sé anche se è meravigliosa, ha bisogno di un periodo di esecuzione, lo spirito imprenditoriale, la conoscenza di come funziona una macchina aziendale è molto utile, sennò rimani molto teorico.

Libera professione nel marketing
Sul libro ragioni molto sull’imprenditore, sul fatto che non sia una professione per tutti. Cosa consiglieresti ad un marketer che decide di approcciarsi alla libera professione e in particolar modo anche se è meglio oggigiorno sviluppare conoscenze trasversali o concentrarsi su quelle verticali?
Se ti occupi di comunicazione, magari digitale e vuoi aprire una tua realtà, farai una serie di attività per il 90% del tempo che non hanno niente a che fare con il marketing.
Dovrai occuparti di aspetti burocratici, fiscali, la contabilità.
Poi vanno considerate le persone, se sei libero professionista sei solo, ma magari decidi di aprire un’azienda e vuoi andare a trovare dei collaboratori e dei fondi per far crescere l’azienda. Quindi passi mesi a parlare con degli investitori per negoziare accordi, ad esempio ne abbiamo chiuso uno da poco per 4books e fino a qui non c’è marketing, c’è “solo” tutto il resto.

Ti sposti dall’essere Ronaldo, quello che faceva goal, ad essere l’allenatore, il manager della squadra o il direttore dell’orchestra, sei quello che deve mettere insieme i pezzi. Fare l’azienda è un mestiere diverso.
Una volta che hai strutturato l’azienda piccola o grande, se sei bravo cerchi di trovare il tuo spazio per far sì che tu ti possa occupare di quello che ti piace fare o su quello in cui fai la differenza.
Ad esempio, io tendenzialmente sono negato in tutte le attività che si fanno in azienda. Mentre, per la parte di comunicazione su cui sono oggettivamente meglio rispetto alla media delle persone che posso prendere a lavorare per me la curo io.
Se trovo qualcuno più bravo di me ad andare in video manderò lui, perché conviene all’azienda.
Più vuoi essere vicino a fare un’azienda più devi occuparti di aspetti che non c’entrano niente con il marketing. Ovviamente, nella strategia di promozione dell’azienda ti devi sedere e dire: “Come comunichiamo? Cosa facciamo?”
Ma è solo un tassello, mentre da marketer guardavi solo quel pezzettino lì.
Nuovi trend

Oltre ad essere un ottimo comunicatore, sei uno che è riuscito ad intercettare dei trend prima di altri. Tu eri già un precursore di internet, hai fiutato prima di molti altri un trend, questo è fondamentale. Vista tutta l’accelerazione che c’è stata ultimamente in ambito digitale, secondo te quali professioni digitali si creeranno in generale e soprattutto nel marketing?
A parte il macrotrend dell’intelligenza artificiale, sono tutti a cercare i fenomeni che fanno algoritmi. Ci sono macrotrends vari come il fitness da casa, si parla spesso del modello peloton. Ora c’è la “pelotonizzazione” di qualunque strumento, come il sacco da box digital che ti dà il training che devi fare con il piano di allenamento dei grandi pugili o il vogatore digitale.
Insomma, è tutto digitalizzato.
Per chi si occupa di comunicazione, si è creato uno spazio enorme dovuto dalla necessità di specializzarsi nella comunicazione su ogni piattaforma.
Personalmente, al momento, devo trovare persone capaci in ogni piattaforma, ma capaci per davvero. Io Twitch non lo tratto, ma mi piacerebbe, quindi vorrei trovare uno molto bravo su Twitch per entrare efficacemente nella piattaforma. Se uno si specializza molto bene su una piattaforma, riesce a creare un pacchetto “chiavi in mano” di gran valore comprensivo di strategia, palinsesto, influencer da coinvolgere, piano editoriale e così via.
Clubhouse è un po’ sceso di moda ma il trend dell’audio ci sarà inevitabilmente come funzionalità nelle piattaforme.
Chi è che fa la promozione sui podcast?
Questo è un aspetto molto interessante. Le aziende hanno bisogno di un team composto da: un esperto di podcast, di stories e via dicendo per comunicare al meglio.
La parte di creazione di contenuto è in esplosione totale, tutti lo fanno, ma sono pochi quelli che sono veramente bravi.
Così come per la parte di advertising, è difficile trovare qualcuno che veramente ci capisca, se vuoi “salire di livello” devi essere diverso dagli altri.
Questo è un altro aspetto, sono tutti fenomeni a parole ma quando fai la call e chiedi: “Idee per promuovere il libro??” Zero idee.
Persone che abbiano idee creative, valide, originali, uniche; questo fa la differenza oggigiorno.
Anche il saper scrivere è una competenza clamorosa: uno che sappia scrivere email e i testi delle landing fa tutta la differenza del mondo. È una competenza che serve come l’acqua.
Flessibilità come competenza
Sempre nella tua coerenza parli di flessibilità e fai un libro che è flessibile, apri, sfogli e qualunque sotto paragrafo ha la sua utilità. Una flessibilità che da concetto astratto diventa concreto, quanto è importante per te oggi?
A me piacerebbe avere tutte le risposte, sarei super felice se sapessi già come va a finire il film. Il problema è che sarò uno sprovveduto, ma io le risposte non le ho, ma su qualunque cosa: “Cosa funziona oggi su Facebook?” boh. Io non lo so e ci sono da tanti anni su Facebook.
Ogni giorno riparti da zero e non puoi non essere flessibile, è questo che ti aiuta a restare sul pezzo nel lungo periodo.
Io sono 20 anni che sono in giro, ho quasi 50 anni, sarei potuto sparire tanti anni fa. Solitamente uno ne azzecca una giusta e poi sparisce, io invece in un modo o nell’altro sono sempre qui, per la gioia dei miei haters.
Il motivo è che io sono il principale hater di me stesso. Io vedo un mio video su Facebook e penso spesso “Ma che brutto contenuto è questo?” E quindi devo trovare il modo di migliorare.
Questo mi spinge a trovare contenuti più approfonditi, riprese migliori, ospiti migliori e così via. A volte penso: “Basta con sto pelato che parla davanti alla camera, vado a girare sulla spiaggia a Brighton”.
Si fanno tanti errori, ma l’importante è continuare a rimettersi in gioco. Non devi innamorarti di te stesso, io mi odio, la maggior parte dei video che faccio non mi piacciono, mi piacciono gli ospiti, io taccio quando parlo con gli ospiti.
Devi essere sempre flessibile, Houdini di default.
Gli errori di Marco Montemagno
Quali sono gli errori che Marco Montemagno ha fatto e che rifarebbe? Cosa consigli ad un marketer che si approccia ad un progetto di personal brand?
All’inizio ho fatto tutti gli errori possibili facendo video.
Davvero non ne ho presa una, dagli aspetti tecnici, alla luce, la ripresa era un disastro, tutto ciò mi è servito per costringermi ad approfondire. Grazie a tutti questi errori sono migliorato, alla lunga hanno dato dei buoni risultati anche se ancora oggi non ho smesso di imparare.
Mentre un errore che non rifarei è lasciare Youtube per concentrarmi sulla televisione. Ero stato uno dei primi, un pioniere, se non avessi abbandonato la piattaforma ad oggi sarei su altri livelli.
Per chi si approccia a creare il proprio personal brand consiglio di continuare ad essere in movimento nelle scelte, di non accontentarsi e di non prendersi troppo sul serio.
Bisogna ricordarsi sempre che il risultato dura un minuto, non si può pensare che quella strategia sia replicabile nel tempo sempre con lo stesso risultato.
Prendiamo come esempio il marketing: fai una strategia, i tre video di valore, all’inizio me li ricordo i tre video di valore era una cosa nuova, funzionava bene, però dopo che la vedi per 10-20 anni quella strategia non funziona più.
Devi continuare a valutare i dati e cambiare e quando cambi sbagli spesso, ma alla fine trovi la giusta soluzione.

Monty to Marco Montemagno
Cosa direbbe oggi Monty a Marco Montemagno che iniziava a registrare uno dei suoi primi video su YouTube? Perché un marketer dovrebbe leggere il tuo libro?
Sulla seconda, penso che se uno si occupa solo di comunicazione, delle riflessioni più a 360 gradi possano aiutarlo ad avere delle valutazioni di buon senso e prendere delle decisioni più consapevoli.
Al giovane Monty direi quello che ho provato a seguire: “Lascia perdere, non importa il giudizio degli altri”.
Non pensavo che avendo un po’ di visibilità arrivassero così tanti sfruttatori, truffatori, criticatori, persone che cercano di diffamarti ogni giorno.
Per me era incredibile ottenere ciò: io parlo di business, concetti noiosi, non era nelle mie aspettative e questo all’inizio mi ha colpito, perché spesso per paura del giudizio uno si ferma. Invece no, se uno ha una visione deve seguirla e arrivederci, se piaci bene, se non piace arrivederci.
Avere questo cambio di mentalità aiuta molto secondo me.

Conclusione
Una vera conclusione non c’è.
Questo forse è il più grande contributo che ci ha regalato Marco Montemagno.
Sarà forse una contraddizione, ma per prepararsi al futuro non c’è miglior modo che non essere preparati e mettersi sempre in discussione.
Spirito critico, flessibilità e un pizzico di pazzia questo ci deve guidare nel “mondo del lavoro che è rimasto senza lavoro“.
Le regole del gioco sono cambiate, noi marketers ci siamo abituati.
Lo zio “Monty” non fa altro che prenderci per mano per condurci ad una sola consapevolezza: non esistono strade giuste o sbagliate.
Esiste solo la costanza e la caparbietà per uscire dai soliti confini del mondo del lavoro, sia che lo si voglia fare da imprenditore che da dipendente.
